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Operaio muore folgorato dai cavi dell’alta tensione nel cantiere della superstrada Taranto-Avetrana

Angelo Cotugno, 59 anni, è morto stamattina mentre stava lavorando in un cantiere lungo la nuova superstrada che collegherà Taranto ad Avetrana. L’uomo, originario di San Marzano, è rimasto folgorato.
A cura di Davide Falcioni
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Angelo Cotugno, un operaio di 59 anni, è morto questa mattina mentre stava lavorando in un cantiere lungo la nuova superstrada che collegherà Taranto ad Avetrana. L'uomo, originario di San Marzano, è rimasto folgorato mentre usava una motopompa: stando alle prime informazioni trapelate il 59enne avrebbe urtato un cavo che ha causato la scarica letale mentre era in corso una gettata di cemento per coprire alcune tubazioni. La parte alta del mezzo, dalla quale fuoriusciva il calcestruzzo, avrebbe toccato i cavi aerei dell'alta tensione. I colleghi dell'operaio hanno immediatamente dato l'allarme ma i soccorritori del 118 non hanno potuto fare nulla. La Procura di Taranto aprirà un fascicolo d'inchiesta per fare piena luce sulle cause dell'ennesima "morte bianca" ed accertare se siano state rispettate le norme sulla sicurezza dei luoghi di lavoro.

Sulla tragedia, avvenuta poche ore prima del drammatico incidente alla centrale idroelettrica di Suviana, è intervenuto il segretario generale della Fillea Cgil di Taranto, Francesco Bardinella: "Lo abbiamo detto troppe volte: adesso basta. Ora la morte di Angelo Cotugno inchioda tutti alle proprie responsabilità che chiediamo vengano individuate definitivamente. La dinamica è in fase di accertamento ma sappiamo per certo solo la condizione in cui questi operai vivono da tempo. La Semat ha presentato istanza di concordato e in quella gettata di cemento, vicino ai cavi dell’alta tensione, c’era anche tutta l’angoscia di chi è precario ormai da troppo tempo".

"È necessario intervenire per cambiare le leggi sul lavoro, sulla sicurezza delle persone, sulla prevenzione. Negli appalti si concentrano gli incidenti mortali maggiori – ha aggiunto Giovanni D’Arcangelo, segretario generale della Cgil di Taranto – Lo diciamo da tempo, basta con il solito cordoglio. Bisogna fermare questa mattanza di persone che escono di casa la mattina per lavorare e non tornano più dai loro cari".

Nelle ultime settimane la Semat è stata al centro delle proteste da parte di lavoratori e lavoratrici perché non ha pagato – anticipandoli rispetto all'Inps – i trattamenti di cassa integrazione relativi ai mesi finali del 2023. L'azienda è creditrice di circa 33 milioni da Acciaierie d'Italia, ex Ilva, per lavori non pagati e ha presentato domanda al Tribunale di Brescia – città dove è la sede legale della società – per la gestione della crisi. Il gruppo Semat è presente da molti anni a Taranto.

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