156 CONDIVISIONI
Terremoto nel Centro Italia

Operai sfruttati nella ricostruzione post sisma del Centro Italia: due imprenditori a processo

Decine di operai sono stati sfruttati nei lavori per la costruzione delle SAE a Visso, Ussita e Pieve Torina (Macerata), comuni duramente colpiti dai terremoti del 26 e 30 ottobre 2016. I lavoratori non avevano contratti, né giorni di riposo, ed erano costretti a restare in cantiere dall’alba al tramonto. Chi si infortunava non veniva soccorso. Ora, grazie alla CGIL di Macerata, due imprenditori sono stati rinviati a giudizio. E potrebbe essere solo l’inizio…
A cura di Davide Falcioni
156 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su
Terremoto nel Centro Italia

Operai senza contratto, sfruttati all'inverosimile per pochi euro all'ora e senza nessuna tutela e garanzia: no, non parliamo della piaga della schiavitù nelle campagne italiane ma di qualcosa di probabilmente più grave, visto che la pratica del caporalato veniva impiegata regolarmente in uno dei più gradi cantieri pubblici d'Europa, quello della ricostruzione post sisma del Centro Italia. Siamo in provincia di Macerata, nelle aree duramente colpite dai terremoti del 26 e 30 ottobre 2016, e due giorni fa la Procura della Repubblica ha rinviato a giudizio due imprenditori titolari di aziende impegnate nella fornitura e messa in opera delle Sae, le soluzioni abitative di emergenza consegnate ai terremotati di Pieve Torina, Visso e Ussita.

Nei cantieri delle SAE dall'alba al tramonto 7 giorni su 7

Un'area SAE ad Amatrice
Un'area SAE ad Amatrice

L'inchiesta della Procura di Macerata ha prese dalle innumerevoli denunce di irregolarità sporte da Cgil e Fillea Cgil di Macerata, che ieri sono state ammesse come parti civili al processo. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti almeno venti persone – ma il sospetto è che si tratti solo della punta dell'iceberg – sarebbero state costrette a lavorare nei cantieri dall'alba fino al tramonto, con una pausa di 30 minuti, uno stipendio da fame e senza riposo settimanale. Schiavi impiegati in un'opera finanziata dallo Stato. L'avvocato Bruno Pettinari, che segue il processo per il sindacato, ha spiegato che "i capi di imputazione sono vari, ma la contestazione più rilevante riguarda l'articolo 603 bis del codice penale: intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Però credo che quando verrà aperto il procedimento si contesterà un'aggravante dovuta al numero di dipendenti coinvolti. Nei cantieri c'è una profonda e diffusa illegalità, che si ritorce soprattutto contro i lavoratori stranieri. È l'ultimo anello di una catena di illegalità che è molto complicata da ricostruire", ha detto il legale.

Un operaio infortunato in cantiere pronto per essere rispedito in Romania senza soccorso

Almeno venti, come detto, i casi accertati. Tra i casi più eclatanti c'è quello di un operaio rumeno, infortunato e costretto a non recarsi in ospedale. "Un nostro compagno era al campo base di Pieve Torina – hanno raccontato Daniel Taddei e Massimo De Luca, segretari generali di Camera del lavoro e Fillea Macerata -. Un operaio ci ha detto che c'era un infortunato in un container. Era rumeno, non aveva preso lo stipendio, non aveva un telefono e non parlava italiano. Lo avrebbero rimandato in Romania a breve, perché aveva la gamba ferita dopo una scivolata sul ghiaccio. Quando lo abbiamo intercettato erano già passate 9 ore". Tra le fila degli sfruttati che operavano in quella che il sindacato da tempo definisce "la giungla delle SAE" c'era però anche un italiano: "Pure lui viveva al campo base. Da agosto fino a dicembre ha lavorato 10 ore al giorno, 6 giorni su 7, ma le ore dichiarate sono inferiori a quelle lavorate, ed è stato pagato tramite acconti molto al di sotto del contratto nazionale, non ha una busta paga. Pure a lui l’azienda ha chiesto di andarsene".

Chi sono i rinviati a giudizio

A processo per questi e altri episodi di sfruttamento finiranno il titolare della ditta Europa srl con sede a Melegnano (Mi) e un suo dipendente. L'azienda faceva parte del Consorzio Gips di Trento che si era aggiudicata un subappalto del Consorzio Arcale per la fornitura e messa in opera delle Sae. Un intricato sistema di appalti costruito con il denaro pubblico della Protezione Civile. Secondo l’accordo quadro per il lotto 2, quello firmato con il consorzio Arcale, non sarebbe stato possibile fare subappalti dei subappalti, ma lo sarebbe stato costituire delle reti di impresa anche dopo aver ottenuto il subappalto o subappaltare a cooperative. "È qui che iniziano i problemi – ha spiegato Taddei – ci sono consorzi composti a loro volta da cooperative, che sono composte da partite Iva, cioè da soci lavoratori. È impossibile quindi tracciarli. Mentre nella notifica preliminare per le reti di impresa, compare solo la capofila, le altre risultano solo nella visura camerale sotto forma di partita Iva o codici fiscali". Una vera e propria giungla che la Cgil di Macerata denunciava da tempo.

Daniel Taddei e Massimo De Luca della Cgil di Macerata
Daniel Taddei e Massimo De Luca della Cgil di Macerata

Massimo De Luca, segretario della Fillea Cgil maceratese, ha poi sottolineato come "dei 18 lavoratori che hanno avuto la forza di denunciare solo per 11 è stato possibile far riconoscere le giuste retribuzioni. Ci sono ancora 7 lavoratori di Europa srl che devono ancora essere pagati. L'accertamento dell'ispettorato del lavoro finora non ha portato a nulla. Ora guardiamo al futuro con ottimismo, grazie a tre conquiste ottenute nel frattempo: settimanale di cantiere, Durc di congruità e un protocollo di collaborazione firmato in Prefettura a Macerata che prevede la sperimentazione del badge elettronico. La nostra battaglia è anche nell'interesse delle aziende corrette, per evitare il dumping".

156 CONDIVISIONI
Terremoto nel Centro Italia
63 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views