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Non riconosce la moglie con la tunica anti-Covid, lei stampa una foto da appendere al camice

Non ha riconosciuto la moglie che era andato a trovarlo dopo la lunga degenza causata dal Covid-19. Così, Patrizia, maestra elementare di 52 anni, ha avuto un’idea: ha stampato una propria foto da appendere alla tunica per farsi riconoscere dal compagno Sergio. “Quando ha capito che sotto la tuta c’ero proprio io, siamo scoppiati a piangere”, racconta.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Ha stampato la sua foto per attaccarla sulla tunica anti contagio. Lo scopo era quello di farsi riconoscere dal marito, ricoverato per il Covid. "Non lo vedevo da 15 giorni – racconta la donna -. Gli infermieri mi avevano vestita con tutte le protezioni possibili. Mi sono avvicinata al letto ma non mi ha riconosciuta. Così gli ho parlato ma non ha sentito neppure la mia voce". La maestra di religione di Agazzi è rimasta pietrificata: entrambi veniva da una degenza obbligata dal Covid. Lei era stata in isolamento domiciliare, lui era entrato in ospedale e ora è stato affidato alle cure intermedie di Agazzi. I due hanno 52 anni: lei insegnante in una scuola dell'infanzia e lui un istruttore di scuola guida. Le cure lo ha spossato così tanto da non permettergli neppure di riconoscere sua moglie, con doppia mascherina, camici e visiere, dopo 30 anni di matrimonio. Così Patrizia ha avuto un'idea: si è creata un grande tesserino di riconoscimento da sistemare sul camice per tornare a trovare suo marito.  "Dentro ci sono io" recita la didascalia alla sua foto.

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"La prima cosa che ha fatto mio marito è stata quella di accarezzare la foto – spiega -. Era ancora incerto su chi ci fosse dietro, ma nessun dubbio sulla donna della foto. Quando mi ha riconosciuta e ha capito, siamo scoppiati a piangere. Ci siamo ritrovati dopo un viaggio terribile". L'idea di Patrizia arriva dopo un altro caso che aveva commosso i medici: quello di una paziente alla quale era stato portato in reparto il suo cane Whiskey. "Ho visto l'emozione di quell'anziana signora e come è stata meglio dopo quel contatto, così ho deciso anche io di portare a Sergio qualcosa che potesse ricordargli casa. Non abbiamo un cane, ma gli ho portato un peluche per ricordargli che ci sono io ad aspettarlo fuori da lì". Sul pupazzo, un altro tesserino di riconoscimento che recita: "Se ha funzionato con la signora, tu dovresti uscire facendo le capriole. Proviamo?". L'umore di Sergio, dopo quel regalo, è visibilmente migliorato anche secondo i medici.

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Dovrà però continuare ancora per un po' a fare affidamento sulle cure intermedie. Un passaggio che serve a ristabilirlo in pieno prima di rimandarlo a casa. Le cure dei medici gli hanno salvato la vita e Sergio ne è consapevole, ma un'altra medicina fondamentale per il suo spirito è stata l'amore e la fantasia della sua compagna.

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