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Covid 19

“Non compratele e non usatele”: le mascherine da inutili a fondamentali nella lotta al coronavirus

Nel governo prende sempre più corpo l’ipotesi di raccomandare l’uso di massa delle mascherine chirurgiche. Eppure all’inizio dell’emergenza Coronavirus e nelle settimane successive è stato più volte ripetuto che il loro uso era inutile o persino dannoso per chi non avesse sintomi. Un’indicazione che campeggia ancora sui siti istituzionali, nonostante ormai anche medici e scienziati dicano l’opposto. Ecco da dove nasce il cortocircuito della comunicazione.
A cura di Marco Billeci
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Fino a poco tempo fa gran parte delle istituzioni e della comunità scientifica definiva inutile o persino dannoso l’uso delle mascherine chirurgiche per chi non ha sintomi gravi da Covid. Da qualche giorno, invece, in molti iniziano a considerare “inevitabile” il fatto che chiunque le indossi quando esce fuori di casa. Per verificare il cambio di atteggiamento, basta dare un occhio alle foto dei leader politici durante le apparizioni pubbliche: prima si mostravano perlopiù senza protezioni, ora sempre o quasi con il volto coperto.

La questione è emblematica delle difficoltà nella comunicazione pubblica sulle misure da adottare per affrontare l’emergenza Coronavirus. Solo per fare un esempio, il professor Giovanni Rezza – direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore della Sanità – è andato in queste ore in Tv a dire che non solo le mascherine, ma anche sciarpe o fazzoletti portati davanti a naso e bocca diminuiscono il rischio di contagio da parte di persone positive con pochi o nessun sintomo. Nello stesso tempo, però, ancora il 28 marzo, in un rapporto dell’Iss destinato alle strutture sanitarie si ritiene “non necessario” fornire DPI ai pazienti senza sintomi respiratori. E sulle pagine web dell’Istituto si legge: “Non è raccomandato l’utilizzo generalizzato di mascherine chirurgiche in assenza di sintomi”.

«Non comprate le mascherine»

Proviamo a ricostruire gli eventi. Nella prima fase dell’emergenza e per molte settimane a seguire, dai vertici della politica e della sanità arriva forte l’invito ai cittadini a non acquistare le mascherine chirurgiche. Semplificando, stiamo parlando di quelle morbide (spesso di stoffa) e senza filtri. “La mascherina non è necessaria per la popolazione generale in assenza di sintomi da malattie respiratorie”, scrive il 25 febbraio il ministero della Salute. “Indossarle è una stupidaggine”, ribadisce il viceministro Sileri. E sempre il 25 febbraio, durante la sua prima uscita pubblica da consulente del ministro Speranza, il consigliere dell’Oms professor Walter Ricciardi spiega: “Le mascherine per le persone sane non servono a niente”.

Eppure poche sere fa lo stesso Ricciardi nel corso della trasmissione Otto e Mezzo a Lilli Gruber che gli chiedeva se non fosse meglio che chiunque abbia la possibilità, indossi la mascherina, ha risposto: “In questo momento sì”. Cosa è cambiato in questo mese? Niente, nei fatti. È idea quasi unanime che le mascherine chirurgiche non servano per evitare il contagio alle persone sane che le indossano, perché non fermano il virus in entrata. Possono essere utili però a bloccare il cosiddetto droplet (le goccioline) e forse l'aerosol (la diffusione del germe nell'aria) e quindi a far sì che chi è portatore del virus non contamini l’ambiente circostante.

Fermare il contagio

Il problema è che è sempre più chiaro come il confine tra sani e malati sia difficile da tracciare. Il numero delle persone positive al virus asintomatiche o paucisintomatiche è sicuramente molto più alto di quello rilevato. E questi soggetti se privi di protezione possono contagiare chi gli sta intorno. “Soprattutto in contesti come quelli della Lombardia o del Nord Italia, possiamo considerarci tutti un po’ malati”, spiega a Fanpage il virologo Fabrizio Pregliasco. E prosegue: “Anche se i paucisintomatici o gli asintomatici infettano di meno, forse è meglio avere un’attenzione più generalizzata”.

L’esistenza di soggetti positivi al virus con sintomi scarsi o assenti era però cosa già nota all’inizio dell’epidemia. Nonostante questo, come detto, non sono mai arrivate direttive precise su un uso estensivo delle mascherine, che avrebbe forse contribuito a fermare la diffusione del virus da parte di chi non sa di essere malato. In realtà, però, anche a livello istituzionale già settimane fa c’era chi dava istruzioni diverse. In un vademecum diffuso dai Vigili del Fuoco il 17 marzo a proposito delle “mascherine chirurgiche e fatte in casa” si scrive: “Devono usarle tutte le persone e i lavoratori in circolazione”.

Antonio Magi – presidente dell’Ordine dei Medici di Roma – è stato tra i primi a suggerire un cambio di rotta. “Io renderei obbligatorio indossare la mascherina per chiunque esca di casa”, dice a Fanpage.it. Perché per settimane invece si è insistito a dire il contrario? “Temo che sia stato fatto passare questo messaggio perché le mascherine per tutti non c’erano e non ci sono ancora oggi – risponde Magi -. Quindi si è cercato di far sì che fossero garantite ai medici e agli altri soggetti più esposti”.

Aggiunge il professor Pregliasco: “C’è stata forse una sottovalutazione della dimensione epidemiologica, per cui di fronte a una disponibilità limitata si è fatto prevalere l’uso razionato delle mascherine”. Conclude Magi: “Da qui a dire che non si debbano mettere, però, ce ne passa. Il problema è che bisognava attrezzarsi per averle già da gennaio, quando ancora non c’era la corsa a cercarle in tutta Europa”.

Anche nel resto del mondo è caos

A parziale consolazione, va sottolineato come anche su questo tema la confusione regni sovrana non solo in Italia. In un’intervista alla rivista Science, Geroge Gao – la massima autorità sanitaria cinese – ha detto: “Il grande errore negli Stati Uniti e in Europa è che le persone non stanno indossando le mascherine”. Recentemente Repubblica Ceca e Slovacchia, hanno reso obbligatorio l’utilizzo dei Dpi per tutti, in Giappone il governo ha annunciato che distribuirà mascherine di stoffa in ogni casa. Ancora due giorni fa tuttavia, l’Organizzazione Mondiale della Sanità è tornata a raccomandare l’utilizzo di protezioni per il volto solo alle persone malate e a chi sta loro vicino. Secondo l’Oms non ci siano evidenze al momento sui benefici di un impiego di massa e anzi un uso scorretto può risultare dannoso.

Negli Usa è in atto una dinamica simile a quella italiana. A fine febbraio Jerome Adams – portavoce del governo federale per le questioni della salute – ammoniva gli americani: “Non comprate le mascherine”. Ora invece si discute la possibilità di raccomandare questo tipo di protezione a tutta la popolazione. “Non dovremo portarle per sempre, ma potrebbe succedere per un certo periodo di tempo”, ha dichiarato recentemente Donald Trump.

Dopo la fine del lockdown

Per l’Italia, il tema su chi e quando dovrà indossare le mascherine si riproporrà con ancora maggior forza al termine del lockdown. A questo proposito, il presidente dell’Ordine dei Medici capitolino Antonio Magi avverte: “Ancora oggi la disponibilità a Roma è carente, vanno prodotte il prima possibile. Il loro utilizzo obbligatorio quando si esce di casa sarà necessario per evitare un’ondata di ritorno del virus”. Per il virologo Fabrizio Pregliasco: “La mascherina potrà dare maggiore serenità e rammentarci che dobbiamo mantenere le regole sul distanziamento e le altre precauzioni”. Ricorda però Pregliasco: “La protezione va usata nel modo corretto se no può peggiorare la situazione e non deve far sottovalutare altri elementi come lavarsi spesso e bene le mani”.

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