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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Morte Stefano Cucchi, indagato un altro carabiniere nellʼinchiesta per falso

Si tratta di Luciano Soligo, all’epoca dei fatti comandante della compagnia Talenti Montesacro. Nell’indagine della procura di Roma sono già indagati per falso ideologico il luogotenente Massimiliano Colombo e il carabiniere Francesco Di Sano che nel corso del processo ha dichiarato di aver dovuto, dopo un ordine gerarchico, modificare il verbale su Cucchi.
A cura di Biagio Chiariello
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C’è un nuovo indagato nel fascicolo della procura di Roma in merito ai depistaggi per coprire il pestaggio di Stefano Cucchi, avvenuto poche ore dopo essere stato arrestato per droga. Si tratta di Luciano Soligo, all’epoca dei fatti – era il 2009 – comandante della compagnia Talenti Montesacro, dalla quale dipendeva la stazione Tor Sapienza, il cui comandante Massimiliano Colombo è già indagato con la stessa ipotesi di reato. L’iscrizione del militare è legata alla deposizione del luogotenente Colombo che nel corso dell’interrogatorio reso la scorsa settimana davanti al pm della Capitale, Giovanni Musarò, avrebbe fatto il nome di Soligo. La magistratura procede inoltre per falso ideologico anche nei confronti del carabiniere scelto Francesco Di Sano che – proprio nel corso del processo bis contro i cinque carabinieri imputati a vario titolo per la morte del giovane, calunnia e falso – ha dichiarato di aver dovuto, dopo un “ordine gerarchico”, modificare il verbale sullo stato di salute di Cucchi.

La stessa procura di Roma fa poi sapere che “non sono stati iscritti sul registro degli indagati” l’ex comandante provinciale dei carabinieri di Roma, il generale Vittorio Tomasone; il generale Alessandro Casarsa all’epoca alla guida del Gruppo Roma; e l’ex comandante della Compagnia Casilina, il maggiore Paolo Unali. Nell’ottobre 2009, Tomasone era comandante provinciale dei carabinieri, mentre Casarsa – ora al Quirinale – era comandante del Gruppo Roma e Unali era comandante della compagnia Casilina. I tre saranno interrogati nei prossimi mesi dalla Corte d'Assise in qualità di testimoni. L’obiettivo è far luce proprio su eventuali “pressioni” dei superiori.

“Falsi ordinati per far dire ai medici legali dei magistrati che mio fratello era morto di suo, che era solo caduto ed in fin dei conti non si era fatto niente. Era morto solo ed esclusivamente per colpa sua e nostra.  Io e Fabio [Anselmo] lo abbiamo detto per anni che ciò non era assolutamente vero. Lo abbiamo urlato per nove anni. Che sensazione provo ora? Soddisfazione? No. Rabbia per tutto il dolore infertoci con insulti minacce e false verità? Si. Dolore ed amarezza, come cittadina per l’Arma dei Carabinieri? Anche”. A scriverlo sul proprio profilo Facebook è Ilaria Cucchi, nel giorno del nono anniversario della morte del fratello Stefano, commentando le notizie sui depistaggi dei carabinieri. Che Ilaria vorrebbe "a fianco a noi ma ho negli occhi lo sguardo del suo Comandante a lungo fisso su quelli di Fabio. Come quando ci si sfida a chi abbassa prima lo sguardo. Non è ancora finita questa storia – conclude – dove una normale famiglia Italiana viene stritolata da uomini delle istituzioni ma reagisce e resiste per nove anni senza mai perdere fiducia in esse".

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