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“Moglie disabile uccisa di botte nel suo letto”, l’accusa al pensionato di 75 anni a Pordenone

Il 27 giugno 2023 in Friuli viene uccisa Laura Pin di 74 anni. Era malata e inferma. Il marito, Severino Sist, l’avrebbe picchiata e colpita alla testa fino alla morte. È la gravissima accusa che la procura di Pordenone muove nei confronti dell’uomo, 75enne.
A cura di Biagio Chiariello
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immagine di repertorio
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Laura Pin, 74enne di Fiume Veneto, sarebbe morta per le botte in testa inferte a mani nude o con corpi contundenti. Colpi che il marito le avrebbe arrecato mentre la donna, disabile, era costretta a letto a causa delle gravi patologie di cui soffriva. È la gravissima accusa che la procura di Pordenone muove nei confronti del coniuge, il 75enne Severino Sist, già in carcere con un'ordinanza di custodia cautelare dalla scorsa estate e che ora potrebbe essere rinviato a giudizio con l'accusa di omicidio.

Laura Pin era stata trovata senza vita il 27 giugno dell'anno scorso. Il marito si era difeso sostenendo che la compagna era morta "cadendo dal letto e sbattendo la testa". I dubbi a quella versione erano però stati ravvisati sin dai primissimi istanti: il medico curante aveva infatti riscontrato ematomi sul volto e chiesto l'autopsia in modo da capire le cause del decesso. Il pm Andrea Del Missier aveva subito pensato a un femminicidio e si era affidato al medico legale Antonello Cirnelli per fugare ogni dubbio.

Gli esiti della perizia svolta dall'esperto hanno attestato che il decesso è stato provocato da trauma cranico con una vasta emorragia riconducibile a percosse. Improbabile che la donna si sia  procurata quelle ferite cadendo dal letto.

Ad aggravare la posizione del 75enne ci sarebbe anche una presunta omissione di soccorso: avrebbe taciuto della morte della moglie per oltre un giorno. A Sist è peraltro contestata anche la recidiva specifica infraquinquennale, perché l'uomo nel 2019 aveva patteggiato 14 mesi per maltrattamenti in famiglia. La coppia era comunque tornata insieme.

C'è da dire che l'accusato inizialmente era stato portato in carcere, ma il Gip del Tribunale di Pordenone aveva convalidato l'arresto con una misura cautelare dei domiciliari. I giudici, dopo che non hanno ritenuto più necessarie le disposizioni rispetto all'inquinamento di prove, al pericolo di fuga e di reiterazione del reato, lo hanno rimesso in libertà.

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