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Modena, uccise moglie e figlia a colpi di fucile: “Non ci ho visto più e ho sparato all’impazzata”

Salvatore Montefusco, imprenditore edile di 71 anni accusato del duplice omicidio della moglie Gabriela Trandafir, 47 anni, e della figlia di lei Renata, 22 anni, ha ripercorso ieri in tribunale le fasi della strage.
A cura di Davide Falcioni
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"Non ci ho visto più, ho imbracciato il fucile e ho sparato all’impazzata". A dirlo, parlando per la prima volta in Tribunale, Salvatore Montefusco, imprenditore edile di 71 anni accusato del duplice omicidio della moglie Gabriela Trandafir, 47 anni, e della figlia di lei Renata, 22 anni. La strage familiare venne compiuta il 13 giugno del 2022 a Castelfranco Emilia.

L’uomo, incalzato dal pm Giuseppe Di Giorgio, ha ripercorso tutti i momenti di quella drammatica giornata quando madre e figlia rientrarono a casa dopo un incontro con l’avvocato per la separazione della coppia. "Stavo lavorando nelle aiuole – ha spiegato Montefusco – Renata si è avvicinata, ha cominciato a dirmi che doveva andarmene di casa, lo faceva spesso, io ho non ci ho più visto sono andato nel casotto, ho preso il fucile e lei si è messa a correre io ho esploso un colpo, forse due, ma non miravo sparavo a caso".

L'imprenditore ha quindi aggiunto: "Poi Gabriela è scesa dall’auto urlando mi è passata davanti, per andar verso casa ho sparato verso di lei ma ho colpito la porta, non volevo mirare a lei". L'uomo ha quindi esploso il colpo mortale alla testa di Renata che, ferita una prima volta, aveva tentato di mettersi in salvo dal vicino scavalcando la siepe.

L'imputato ha ripercorso attimo per attimo le fasi del duplice delitto fino al culmine, quando salito in camera vide il figlio Salvatore junior, dietro di lui la madre Gabriela: "Sto ammazzando mia moglie mia figlia – gli dice – togliti , se no ammazzo anche te".

Dopo la strage Montefusco raggiunse un centro commerciale e chiese ad un barista di chiamare i carabinieri dopo avere confessato il duplice omicidio. L’udienza è proseguita con un rabbioso sfogo dell’imputato che ha sostenuto di aver subito umiliazioni dalle due donne che, ha detto, volevano vendere la casa che lui aveva costruito per loro. "Ho fatto tutto per loro e mi trattavano come un cane".

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