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Mestre, torna al lavoro dopo il tumore e l’azienda le comunica che per lei non c’è più posto

La testimonianza del marito di una donna che, a causa di un tumore, per quattro mesi non ha potuto lavorare presso una ditta di pulizie nel Veneziano che l’aveva assunta venti anni fa. Quando è rientrata le è stato detto, anche in presenza del rappresentante sindacale, che i posti erano tutti occupati.
A cura di Susanna Picone
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Una donna che a causa di un tumore è costretta a restare quattro mesi lontana dal lavoro e che, potendo finalmente rientrare dopo un intervento chirurgico, scopre che nella sua azienda per lei non c’è più posto. È la situazione denunciata dal marito della donna che ha perso il lavoro, che si è rivolto ai media appunto per raccontare il trattamento riservato alla compagna. La denuncia dell’uomo è stata raccolta dal quotidiano Il Gazzettino. “Rimane a casa dal lavoro quattro mesi perché viene operata per un cancro al seno, fortunatamente la situazione si risolve per il meglio, ma al momento di riprendere il suo posto, l'azienda, subentrata nel frattempo alla ditta che in precedenza aveva l'appalto delle pulizie alla caserma Matter, le comunica che per lei non c'è più posto”, inizia così il racconto di A.V.: sua moglie da vent'anni lavora alle dipendenze delle ditte che hanno l'appalto delle pulizie presso la caserma Matter di Mestre, la Bafile di Malcontenta e quella di Forte Sant'Andrea a Venezia.

Secondo il racconto dell’uomo, nel momento in cui la moglie a giugno è tornata al lavoro le avrebbero detto, in presenza anche del rappresentante sindacale, che alla Matter i posti erano occupati e che se voleva continuare a lavorare avrebbe dovuto, dichiarando la disponibilità allo spostamento, andare alla caserma di Malcontenta. La distanza è minima ma la donna, residente a Mogliano Veneto, beneficia delle agevolazioni della legge 104 per poter assistere la mamma malata e la legge vieta di trasferire, senza consenso, il lavoratore che assiste un familiare disabile convivente e gli riconosce il diritto all'assegnazione della sede più vicina alla persona da assistere. Secondo il marito, tra l’altro, non è vero che in azienda non c’erano più posti disponibili: a suo dire, infatti, mentre la moglie veniva mandata via sarebbe stato assunto un altro dipendente con gli stessi compiti e le stesse mansioni. “A giugno, quando mia moglie si è presentata per riprendere il lavoro, lo ha fatto contro il parere dei medici, visto che le avevano consigliato di prolungare la convalescenza ancora di qualche mese per poter raggiungere la piena guarigione”, ha voluto anche precisare l’uomo al quotidiano sottolineando come sua moglie, in tanti anni, si sarebbe assentata pochissime volte dal lavoro per malattia.

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