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Messa per il processo di Bibbiano, scoppia la polemica: “La Chiesa non si schieri con nessuno”

Una messa per il processo Bibbiano, prevista il 25 giugno a Reggio Emilia, accende la polemica. Si terrà in concomitanza con l’avvicinarsi della conclusione del primo grado del processo “Angeli e Demoni”. Il centrodestra attacca, la Diocesi parla di pacificazione e equilibrio.
A cura di Biagio Chiariello
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L’annuncio della messa
L’annuncio della messa

Sta facendo discutere a Reggio Emilia l’iniziativa della parrocchia del Sacro Cuore di Baragalla, dove domani, mercoledì 25 giugno, alle 18.30, verrà celebrata una messa in concomitanza con l’avvicinarsi della conclusione del primo grado del processo noto come "Angeli e Demoni", relativo agli affidi sospetti di minori nella Val d’Enza. L’annuncio della celebrazione ha suscitato reazioni accese da parte di esponenti del centrodestra e del mondo civile, alimentando un acceso dibattito su ruolo e confini della Chiesa nei momenti di tensione giudiziaria.

A sollevare per primo la questione è stato Marco Eboli, figura storica della destra reggiana, che ha rivolto un appello diretto al vescovo Giacomo Morandi, contestando l’opportunità dell’iniziativa. "A mia memoria – ha scritto – non ho mai visto celebrare una messa per un processo. Ma soprattutto: per chi sono chiamati a pregare i fedeli? Per gli imputati, alcuni dei quali accusati di reati gravi contro minori? O per i giudici che dovranno emettere la sentenza? È legittimo che la Chiesa si esponga in questa fase, quando siamo ancora solo al primo grado di giudizio?"

Le sue parole hanno trovato eco anche nelle dichiarazioni di altri esponenti politici. Fabio Filippi, rappresentante di Forza Italia, ha definito la vicenda "incredibile", affermando che la Chiesa "sembra schierarsi con gli operatori dei servizi sociali" mentre dovrebbe "stare dalla parte dei più deboli, ovvero i bambini, le vere vittime del caso Bibbiano". A suscitare ulteriore perplessità è stato anche un precedente: nella stessa parrocchia, nel novembre 2024, era stata ospitata la presentazione del libro dell’avvocato Luca Bauccio, difensore dello psicoterapeuta Claudio Foti – poi assolto in via definitiva – con una locandina che, secondo Eboli, "non lasciava dubbi sulla parte che si intendeva tutelare".

Sulla vicenda è intervenuto anche l’avvocato Giovanni Tarquini, legale dell’ex sindaco di Bibbiano Andrea Carletti – anche lui assolto nel corso del procedimento per intervenuta abrogazione del reato di abuso d’ufficio. Tarquini, pur dichiarandosi cristiano e riconoscendo nella messa un momento di riflessione e uguaglianza, ha espresso dubbi sull’opportunità di una celebrazione eucaristica in questo contesto. "La messa – ha detto – deve elevarsi al di sopra delle dispute terrene. Se diventa uno strumento per rappresentare un’idea, una parte, perde la sua funzione più alta. La sofferenza appartiene a tutti e non risparmia nessuno: va affrontata nella propria interiorità, non in un rito che rischia di apparire divisivo".

A fronte delle critiche, non si è fatta attendere la risposta ufficiale della Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla, che ha cercato di chiarire il significato della messa del 25 giugno. In una nota si legge: "Il senso di questa celebrazione non è schierarsi con una parte, ma rappresentare un momento di invocazione dell’equilibrio nei giudizi e della pacificazione sociale, in tutte le vicende giudiziarie, prossime e lontane".

Il parroco dell’Unità pastorale, don Davide Poletti, non ha rilasciato dichiarazioni dirette, ma la sua posizione sembra essere in linea con quella della Curia. Tuttavia, resta aperto l’interrogativo più delicato sollevato dagli oppositori: si può davvero celebrare una messa per un processo ancora in corso, senza che questa venga percepita – nel bene o nel male – come una presa di posizione?

Il "processo Bibbiano", che ha preso le mosse dall’inchiesta "Angeli e Demoni" avviata nel 2019, ha avuto un forte impatto mediatico e politico sin dall’inizio, con al centro accuse di affidi illeciti gestiti dai servizi sociali della Val d’Enza. Il 9 luglio sono previste le repliche della Procura, che ha chiesto condanne per tutti i 14 imputati ancora a giudizio, tra cui spicca la richiesta di 15 anni per l’ex responsabile dei servizi sociali, Federica Anghinolfi.

Nel frattempo, la messa del 25 giugno si appresta a essere celebrata sotto i riflettori e tra le polemiche. Una semplice liturgia o un atto simbolico controverso? In una città ancora scossa da una delle vicende giudiziarie più delicate degli ultimi anni, anche un gesto spirituale rischia di trasformarsi in terreno di scontro.

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