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Mauro Ferrari lascia il Consiglio europeo per la ricerca: “Deluso per la risposta al Covid-19”

Il presidente del Consiglio europeo della ricerca si è dimesso dopo non essere riuscito a convincere Bruxelles a istituire un programma scientifico su larga scala per combattere Covid-19. “Sono rimasto estremamente deluso dall’approccio anti-pandemia del sistema Europa”, ha ammesso il professor Mauro Ferrari.
A cura di Susanna Picone
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Il professor Mauro Ferrari ha rassegnato le dimissioni da presidente del Consiglio europeo della ricerca (Cer) – incarico che aveva assunto lo scorso gennaio – affermando di essere "estremamente deluso dalla risposta europea al Covid-19". "Sono arrivato come un fervente sostenitore dell'UE, ma la crisi di Covid-19 ha completamente cambiato il mio punto di vista, sebbene continui a sostenere gli ideali di collaborazione internazionale", ha spiegato Ferrari in una dichiarazione riportata dal Financial Times. “Perdonatemi, ma io credo che la priorità adesso sia fermare la pandemia e cercare di salvare milioni di vite. Questo ha precedenza sulle carriere, sulla politica e anche sulla bellezza di un certo tipo di scienza. Perdonatemi, ma io credo che la scienza debba essere al servizio della comunità, specialmente nei momenti di emergenza. E questo lo è, perché solo attraverso la scienza si potranno sconfiggere Covid-19 e i suoi successori. Il mio incarico come Presidente del Consiglio Europeo della Ricerca (Cer) è giunto al termine. Ho appena presentatole mie dimissioni alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen”, scrive Ferrari in una lettera aperta pubblicata dal Corriere della Sera.

Il professore parla di “un mondo completamente diverso da quanto avevo immaginato”. “La pandemia Covid-19 ha spietatamente messo a nudo gli errori di valutazione che avevo compiuto. Nei momenti di emergenza le persone, e le istituzioni, mostrano la loro natura più profonda e il loro vero carattere”, così spiegando di aver creduto necessario “fornire ai migliori scienziati gli strumenti e le risorse per combattere questa pandemia con nuovi farmaci, nuovi vaccini, nuovi metodi diagnostici e nuove teorie scientificamente solide sulle dinamiche di comportamento sociale, a supporto delle strategie di contenimento pandemico, che per ora si basano intuizioni spesso solo istintive delle autorità competenti”. “L’ente di governo del Cer ha però votato contro la mia proposta – scrive Ferrari – in maniera unanime e inappellabile, senza neppure accettare di discutere o sviluppare insieme un programma anti-Covid. Lo ha fatto con tale veemenza da opporsi alla mia presidenza in toto da quel momento in poi. Il voto contrario alla mia mozione è stato basato sul fatto che il Cer finanzia progetti basati sul principio di spontaneità scientifica (il cosiddetto ‘bottom-up') ovvero senza privilegiare aree di priorità di ricerca. È vero che la Commissione europea possiede anche altri programmi che sono invece ‘top-down', e che diversi di questi sono stati in parte diretti su iniziative collegate alla pandemia. Purtroppo però questi formano un insieme di attività senza una vera cabina di regia, e con una componente limitata di scienza di frontiera”.

“Nelle mie fantasie idealistiche – continua nella sua lettera – ho creduto che in circostanze così tragiche fosse dovere etico anche, e forse particolarmente, dei migliori combattenti di imbracciare le armi migliori e dirigersi senza esitazioni al fronte, alla frontiera, per sconfiggere questo nemico formidabile”. Ferrari si dice esterrefatto, profondamente deluso dal voto unanime contro la sua mozione. E si dice deluso anche dell’approccio anti-pandemia del sistema Europa. “Ora per me è arrivato il momento di tornare al fronte, alla frontiera della lotta contro la pandemia Covid-19, con risorse e responsabilità reali, lontano dagli uffici di Bruxelles, e al servizio di chi ha bisogno di nuove medicine e vaccini”, conclude nella sua lettera.

La replica del Cer: "Lo abbiamo sfiduciato noi"

Dura la replica dell’ente di ricerca che in un comunicato ha spiegato: “Venerdì 27 marzo tutti i 19 membri attivi del Consiglio scientifico hanno richiesto, individualmente e all’unanimità, che Ferrari si dimettesse dall’incarico di presidente dell’Erc”. Ferrari ha rassegnato le dimissioni “il 7 aprile. Quindi, le sue dimissioni di fatto hanno fatto seguito ad un voto di sfiducia, unanime e per iscritto". diversi i motivi elencati dal Cer per l'addio: "Durante i tre mesi del suo mandato il professor Ferrari ha mostrato una completa mancanza di apprezzamento per la ragion d’essere del Cer, che è quella di sostenere l’eccellenza nella scienza di frontiera, designata e implementata dei migliori ricercatori di Europa”. “Sebbene abbia affermato di sostenerla nei pronunciamenti pubblici, non capiva il contesto del Consiglio Europeo di Ricerca all’interno del programma Horizon 2020”. “Fin dalla sua nomina il professor Ferrari ha mostrato una mancanza di impegno nei confronti del Cer, non partecipando a molte importanti riunioni, passando molto tempo negli Stati Uniti d’America e mancando di difendere il programma e la missione del Cer quando doveva rappresentarlo”; “Per contro il professor Ferrari ha preso diverse iniziative personali all’interno della Commissione, senza consultare o attingere alla conoscenza collettiva del Consiglio scientifico, usando invece la sua posizione per promuovere le proprie idee”; “Il professor Ferrari era coinvolto in molteplici imprese esterne, alcune accademiche e alcune commerciali, che prendevano molto del suo tempo e dei suoi sforzi e che, in diverse occasioni, sono parse avere la precedenza rispetto al suo impegno per il Cer".  Il Consiglio scientifico “desidera chiarire, nel caso ci fosse qualsiasi dubbio, che sostiene assolutamente la visione per la quale la ricerca scientifica fornirà le migliori soluzioni per affrontare le pandemie, come la Covid 19. Pertanto, ci rammarichiamo della dichiarazione del professor Ferrari, che nella migliore delle ipotesi non dice tutta la verità. Questo Consiglio scientifico resta dedito a perseguire la missione per la quale il Cer è stato fondato: sostenere la ricerca innovativa che viene dal basso" hanno concluso dall'Ente

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