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Matteo Cecconi, 11 sconosciuti in chat con lui mentre moriva. Il padre: “Nessuno lo ha salvato”

Sui è ucciso in Dad ingerendo nitrito di sodio. Mentre moriva, Matteo Cecconi era collegato con undici sconosciuti di un forum pro-suicidio. “Nessuno lo ha fermato – spiega il padre Alessandro -. Mio figlio non ha deciso in quella chat di morire, ma ha trovato dei facilitatori. Assurdo che un sito del genere sia stato solo oscurato”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Aveva comprato il nitrito di sodio per uccidersi e il Maalox per non vomitare. Matteo Cecconi si è tolto la vita nella sua cameretta, mentre le lezioni in Dad scorrevano pigre sullo schermo. Nonostante quella fosse una mattinata di scuola come le altre, lui non era più lì: anche nei suoi ultimi istanti di vita, ad assorbire tutta la sua attenzione erano undici sconosciuti di un gruppo online pro-suicidio. A loro scriveva di aver ingerito il veleno e che "quella roba ha un sapore orrendo". Nel mentre, nessuno ha cercato di fermarlo. Qualcuno scrive. "Fratello, troverai la pace. Stai facendo la cosa giusta".

Ora Sanctioned Suicide, così si chiamava il sito che conta 17mila iscritti, è stato oscurato. Resta però il dolore di quei due genitori di Bassano del Grappa che, giurano, non avevano riconosciuto i sintomi del malessere di Matteo. "Non datevi colpe – scriveva alla mamma e al papà il ragazzo prima di togliersi la vita-. Io ho dissimulato bene, siete stati i migliori genitori del mondo". Impossibile però non chiedersi cosa sia successo, soprattutto per quel padre straziato che ha trovato suo figlio agonizzante. "Matteo? Era pieno di vita e proiettato al futuro – racconta Alessandro Cecconi -.Voleva iscriversi alla facoltà di Informatica a Trento. Stava cercando di prendere la patente per poi organizzare le vacanze con il suo migliore amico. Quello che si è tolto la vita non è il mio Matteo: nel suo diario sembra di leggere un'altra persona. C'era una parte di lui che aveva tenuto nascosta a tutti noi".

Non è chiaro come il 18enne abbia trovato quel forum. Si pensa che possa essersi iscritto dopo aver maturato la decisione di togliersi la vita: secondo la procura, non vi sarebbero per ora evidenze di istigazione al suicidio. "È allucinante che in un mondo nel quale tutti siamo tracciati qualunque cosa facciamo, esistano siti come questo con 17mila iscritti. Non so cosa spinga le persone a fare cose del genere. Non so se è cattiveria o disagio. Il fatto che tutto sia stato solo oscurato mi sconcerta" spiega il papà di Matteo. Lui e sua moglie sono ancora increduli, alla ricerca di una qualsiasi spiegazione. "È un dolore devastante. Dalla sua lettera abbiamo capito quello che provava. Abbiamo recuperato la sua password e guardato cosa conservava nel suo computer. C'era tutto: le sue intenzioni, le sostanze che avrebbe ingerito e i tempi – racconta ancora il padre Alessandro -. In quella chat mio figlio non ha deciso di morire, ma ha trovato sostegno e ha conosciuto dei facilitatori, persone che gli hanno impedito di essere salvato".

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