Maltrattata per 50 anni, parla poco prima di morire: il marito prosciolto, reato in prescizione

Aveva tenuto solo per sé per mezzo secolo i maltrattamenti e gli abusi subiti dal marito, salvo confidare tutto ai medici nel 2022 quando, ricoverata in ospedale, aveva ricevuto una diagnosi di tumore al pancreas e soprattutto la notizia che non sarebbe potuta guarire: in quella circostanza aveva chiesto quindi al personale sanitario di non essere dimessa: "Voglio morire in pace, lontano da mio marito che mi picchia da anni". Quelle parole tuttavia non erano rimaste nel chiuso dell'ospedale ma erano diventate una denuncia e soprattutto avevano fatto scattare le indagini da parte della Procura di Torino. La morte della donna tuttavia non aveva permesso agli inquirenti di raccogliere in maniera diretta la sua testimonianza e approfondire la vicenda.
Le indagini comunque sono proseguite e si sono avvalse, come unici testimoni capaci di fornire informazioni utili, dei medici stessi e dei figli della coppia. Pur avendo confermato alla Procura di essere stati a conoscenza delle presunte violenze subite dalla madre, la loro testimonianza non aveva prodotto informazioni utili né fatto emergere episodi specifici.
Nonostante le criticità del caso, a seguito delle indagini la Procura rinviò a giudizio il marito della donna, ormai vedovo e anche lui 81enne, con l'accusa di maltrattamenti. Malgrado i 5 anni di condanna chiesti nel corso dell'ultima udienza da Barbara Badellino, pm che ha coordinato l'inchiesta, è arrivata oggi, 10 giugno, la decisione presa dal giudice Agostino Pasquariello. Ritenendo di non dover procedere nei confronti dell'81enne per episodi ormai prescritti, in quanto precedenti al 2000, il giudice ha deciso di assolverlo con formula piena, scagionandolo da ogni accusa. Difeso dall'avvocato Giuseppe Fissore, durante tutto il processo, l'81enne si era avvalso della facoltà di non rispondere.