“Lo ha chiuso nello spogliatoio e massacrato”: parla il padre dell’arbitro 18enne aggredito ad Arezzo

"Non lo perdonerò mai, nemmeno se venisse a chiedermelo in ginocchio. Quello che ha fatto è stato il gesto di un animale, di un delinquente." Simone Petrelli è ancora scosso, ma la sua voce non trema mentre racconta al Corriere Fiorentino l’incubo vissuto da suo figlio Lorenzo, diciotto anni, aggredito brutalmente da un genitore al termine di una partita under 12 allo stadio Comunale di Arezzo. Una giornata che doveva essere di festa, tra piccoli calciatori e premiazioni, si è trasformata in una scena di violenza insensata.
Tutto è accaduto al termine della finale tra Arezzo e Vis Pesaro, vinta dalla squadra marchigiana. Mentre in campo si allestiva il podio per i trofei, un uomo – il padre di uno dei baby giocatori – ha fatto irruzione negli spogliatoi, dove Lorenzo si era ritirato dopo aver diretto l'incontro. Senza dire una parola, lo ha bloccato dentro lo stanzino, ha chiuso la porta a chiave e ha iniziato a colpirlo con calci, pugni, morsi e persino con una sedia. Quando lo hanno trovato, Lorenzo era a terra, tumefatto, in stato di choc.
"Era una maschera di lividi ed escoriazioni", racconta il padre. "Lo abbiamo visto uscire dagli spogliatoi barcollando, in mezzo ai bambini della premiazione. Gli hanno chiesto cos’era successo e lui ha risposto: ‘Mi hanno aggredito, chiamate i carabinieri'." Il giovane è stato subito trasportato in ospedale. Inizialmente classificato come codice verde, è stato poi ricoverato d’urgenza con un codice rosso. I medici gli hanno diagnosticato la frattura di due costole, lesioni alla clavicola, ematomi estesi in tutto il corpo: la prognosi è di almeno 40 giorni.
Secondo la testimonianza di Lorenzo, quell’uomo lo ha atteso fuori dallo spogliatoio, poi ha approfittato di un momento in cui era solo per chiuderlo dentro e sfogare la propria rabbia con una violenza cieca.
"Gli ha spaccato una sedia sulla testa, sulle braccia, sulle gambe. Lo ha preso a morsi. Era fuori controllo, completamente. Una bestia", prosegue il padre.
La partita in sé, secondo il racconto di Simone Petrelli, non aveva mostrato particolari tensioni, se non per la presenza di un genitore – probabilmente proprio l’aggressore – che per tutta la gara urlava in tribuna contro presunti fuorigioco. Un rigore, giudicato netto dall’arbitro, ha poi decretato la vittoria dell’Arezzo per 2-1. Ma anche se ci fossero stati dubbi sulla decisione, nulla avrebbe potuto giustificare un'aggressione simile.
Il padre di Lorenzo conferma che è stata presentata denuncia. I reati ipotizzati sono gravi: lesioni aggravate e sequestro di persona. "L’uomo ha 40 anni, fa l’operaio e vive a Pesaro, anche se è originario della Campania. Non può cavarsela così. Le telecamere di sorveglianza degli spogliatoi hanno ripreso tutto, i filmati sono già nelle mani dei carabinieri", spiega Petrelli, che si è affidato all’avvocato messo a disposizione dall’Associazione Italiana Arbitri.
"Che esempio ha dato a suo figlio? È così che si insegna il rispetto per le regole? Quell’uomo non dovrebbe mai più mettere piede in uno stadio", dice con amarezza.
Nel frattempo, il presidente dell’AIA, Antonio Zappi, ha lanciato un appello al governo affinché si intervenga con urgenza: "Questa è una vera e propria emergenza sociale. Occorre un intervento normativo deciso contro la violenza verso i direttori di gara, prima che si arrivi a piangere sulla tomba di un nostro associato".
E Lorenzo? Dopo la paura e il dolore, non sembra intenzionato ad arrendersi. "Lui vuole tornare ad arbitrare", dice il padre. "È due anni che lo fa, quest’anno era già passato alla seconda categoria e stava per esordire in prima. Ma prima di tutto ora deve pensare alla scuola. Tra pochi giorni ha gli esami di maturità. Non sarà facile, con un trauma così alle spalle."