Livorno, paura ai Bagni Fiume: bambino di 4 anni rischia di soffocare mangiando una mela

Momenti di autentico terrore si sono vissuti recentemente ai Bagni Fiume di viale Italia a Livorno, quando un bambino di quattro anni ha rischiato di soffocare per aver ingerito una mela. La giornata, iniziata come una tranquilla e calda uscita al mare con i genitori, si è trasformata in un’emergenza improvvisa: il piccolo ha cominciato a respirare con difficoltà e, nonostante i primi tentativi di soccorso, si è reso necessario il trasporto in ospedale.
La rapidità e la professionalità del personale del bagno, insieme alla calma dei genitori e alla prontezza di un medico abbonato allo stabilimento, hanno fatto la differenza, impedendo che la situazione degenerasse. "In momenti come questi la calma è fondamentale – spiega Armando Neri, socio dell’attività, al Tirreno –. Cerchiamo sempre di fornire il miglior primo soccorso possibile, anche se gestire certe emergenze non è mai semplice. In presenza di tante persone, come in quel giorno, chi vuole aiutare rischia a volte di diventare un ostacolo: solo chi è realmente in grado di intervenire deve avvicinarsi"
L’allarme è scattato rapidamente grazie all’interfono dei Bagni Fiume. "Abbiamo diversi abbonati medici – prosegue Neri – e, soprattutto in giornate affollate, è probabile che qualcuno sia presente. Ogni volta che c’è bisogno, questi professionisti si rendono disponibili, e va riconosciuto quanto il loro aiuto sia prezioso, anche mentre sono in vacanza". Il bambino, dopo aver espulso la mela, continuava comunque a manifestare difficoltà respiratorie. Il medico intervenuto ha quindi chiamato il 112: un’ambulanza del 118 ha trasportato il piccolo e uno dei genitori al pronto soccorso, dove è stato visitato e dimesso dopo poche ore. Le sue condizioni sono tornate rapidamente alla normalità, tra sollievo dei familiari e dei presenti.
Le manovre di disostruzione pediatrica si sono rivelate cruciali. In caso di ostruzione parziale, il bambino deve essere incoraggiato a tossire senza interferenze, evitando colpi sulla schiena che potrebbero peggiorare la situazione. Se l’ostruzione è completa, è fondamentale intervenire subito: il soccorritore pone il bambino a pancia in giù sul proprio avambraccio o coscia, con la testa leggermente estesa e più bassa del tronco, e somministra cinque colpi vigorosi tra le scapole. Seguono eventuali compressioni toraciche in posizione supina, utilizzando due dita sul terzo medio inferiore dello sterno, sempre mantenendo la testa ferma.
Grazie a queste corrette procedure e alla collaborazione tra personale, medici e genitori, l’incidente si è risolto senza conseguenze, trasformando quella che poteva essere una tragedia in una storia di pronta risposta e solidarietà. "Siamo contenti che tutto sia finito bene – conclude Neri – e orgogliosi di aver contribuito a salvare una vita".