L’ipotesi della depressione dietro la morte di Franco e Gianna a Firenze: “L’ha uccisa e poi si è tolto la vita”

La morte di Franco Giorgi e Gianna Di Nardo, trovati senza vita domenica nel loro appartamento di via Giampaolo Orsini, è il punto di partenza di una vicenda che ancora oggi appare difficile da incasellare. A ben vedere, con il passare delle ore il quadro che gli inquirenti stanno mettendo insieme sembra convergere verso l’ipotesi di un omicidio-suicidio, un esito che nessuno nel quartiere avrebbe mai immaginato.
Una possibilità sembrava impensabile, nonostante alcuni vicini abbiano raccontato che Giorgi da qualche tempo soffriva di depressione, un dettaglio che ora torna a farsi strada tra le ipotesi al vaglio.
Le indagini sulla morte di Franco Giorgi e Gianna Di Nardo a Firenze
Gli inquirenti non hanno ancora archiviato del tutto la possibilità dell’ingresso di un estraneo, ma — lo dicono con prudenza — ogni elemento raccolto finora indica altro. Mancano segni di effrazione, il coltello è stato trovato a terra accanto ai corpi, e le telecamere della zona, già acquisite, serviranno solo a confermare ciò che appare sempre più probabile.
Il lavoro più delicato è ora nelle mani del medico legale. Sarà l’autopsia ad avvicinare la verità sugli ultimi istanti di vita di Franco Giorgi, 74 anni, antiquario stimato, e di sua moglie Gianna, 68 anni, già dipendente comunale in pensione. Il loro figlio, Tommaso, li ha trovati domenica, dopo ore di telefonate senza risposta: oltre la porta, la scena che nessuno vorrebbe vedere. La mamma per prima, poi il papà, entrambi vestiti. Macchie di sangue rinvenute in più stanze, come se Gianna avesse tentato un’estrema fuga.
Secondo una prima ricognizione, sarebbe stato l'uomo a colpirla all’addome, prima di rivolgere la lama contro di sé con un taglio profondo alla gola. Una ricostruzione comunque ancora provvisoria, che potrà cambiare con gli esami autoptici, fondamentali per capire se la donna abbia cercato di fermarlo, o se tutto sia avvenuto in una manciata di secondi.
L’ipotesi che emerge: il crollo psicologico di Franco Giorgi
La domanda che si pongono gli inquirenti, oltre che i familiari e tutto il quartiere, è una sola: cosa ha scatenato la violenza?
È qui che entra in gioco un dettaglio riportato questa mattina da La Nazione: alcuni testimoni avrebbero riferito che Giorgi, da qualche tempo, soffriva di depressione. Una sofferenza rimasta chiusa tra le pareti della vita privata, condivisa solo con amici stretti e con i medici che lo seguivano. Nulla, a detta di chi lo conosceva, lasciava presagire un epilogo simile — ma l’ipotesi del crollo psicologico, pur ancora embrionale, è ora valutata con estrema attenzione.
Nel quartiere di San Niccolò il silenzio si fa pesante. Giorgi era un volto noto, un uomo attivo nella Casa del Popolo, di cui era stato anche presidente. Venerdì sera, appena due giorni prima della tragedia, lui, Gianna e il figlio erano stati visti a cena in una trattoria della zona. Una serata qualunque, che oggi pesa come un enigma.
Gli investigatori stanno intanto analizzando telefonate, chat, file e soprattutto impronte sul coltello. Non c’erano problemi economici noti, né sono stati lasciati biglietti d’addio. Solo un equilibrio che, forse, si era incrinato lentamente — e che nessuno aveva immaginato potesse spezzarsi in questo modo tanto drammatico.
In attesa delle autopsie, rimane dunque questa fragile ipotesi: che il gesto di Giorgi sia nato dalla depressione sfuggita di mano, una sofferenza invisibile che la coppia ha continuato a vivere dentro la routine dei giorni, finché quella finta normalità, domenica mattina, non si è rotta per sempre.