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“Licenziata all’improvviso per il colore dei miei capelli”. La storia di Francesca, 24 anni

Francesca Sparacino, 24enne di Granarolo, è stata licenziata da commessa in un negozio di abbigliamento. “Mai avrei pensato di dover perdere il posto di lavoro per il colore dei miei capelli”. L’azienda: “Nessuna discriminazione”.
A cura di Davide Falcioni
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"Sono appena stata licenziata dopo che mi è stato comunicato dalla capoarea che il colore dei miei capelli non era quello concordato". Protagonista della vicenda Francesca Sparacino, una ragazza emiliana di 24 anni, commessa in un negozio di abbigliamento, alla quale ieri è stata recapitata una lettera di licenziamento dopo una discussione avuta su Whatsapp con una dirigente della Hammersmith s.r.l.. La ragione del "contendere"? Il suo abbigliamento ma soprattutto il colore dei capelli.

Francesca, consigliera comunale a Granarolo ed ex candidata sindaca per Rifondazione Comunista nella città emiliana, fino a ieri lavorava nel negozio Suite Benedict del centro commerciale Gran Reno. "Sono laureata in pittura e stavo lavorando per mettere da parte dei soldi per conseguire la seconda laurea e diventare insegnante. Per questo ho svolto tanti lavori: ho fatto la lavapiatti, poi la responsabile in uno stand di elettronica al Gran Reno, infine sono passata nel mondo dell'abbigliamento circa un mese fa. Sono stata contattata dalla responsabile dello store Suite Benedict, alla quale piaceva come lavoravo. Anche all'epoca aveva i capelli colorati".

La lettera di licenziamento recapitata a Francesca
La lettera di licenziamento recapitata a Francesca

Francesca decide quindi di accettare la proposta, economicamente vantaggiosa, e agli inizi di aprile inizia il suo periodo di prova di 25 giorni, come commessa, nel negozio di abbigliamento per adolescenti Suite Benedict. "Il giorno dell'assunzione avevo i capelli fucsia, così mi è stato chiesto di scurirli ‘per essere assunta'. Così ho fatto un colore ciclamino e dopo la nuova tinta sono stata assunta in prova… Il colore, con i lavaggi, si è di nuovo acceso e poi schiarito. Sono andata di nuovo dalla parrucchiera, avrei voluto un rosa tenue ma la tinta era troppo leggera così con la mia parrucchiera abbiamo concordato questo colore melanzana. Mai avrei pensato di dover perdere il posto di lavoro per questa scelta. Prima di ricevere la lettera di licenziamento ho incontrato la capoarea che non mi ha detto niente né per il vestiario né per il colore dei capelli".

I messaggi tra Francesca e la sua capoarea

Tutto sembrava filare liscio, quindi. Francesca non avrebbe ricevuto nessun rimprovero fino a ieri, quando la sua responsabile le ha scritto una serie di messaggi su Whatsapp contestandole il colore dei capelli: "Non è come siamo rimaste. Ti chiedo di farlo con colore meno acceso, dobbiamo mantenere uno stile semplice. E i pantaloni: in negozio o jeans o pantaloni semplici comodi ma non tute". Francesca ribatte punto su punto. Fa notare che anche delle colleghe hanno i capelli colorati (blu) e che indossano sempre tute: "Preferisco lavorare e impegnarmi a mandare avanti il negozio che badare maniacalmente al mio aspetto.

La chat tra Francesca e la sua capoarea
La chat tra Francesca e la sua capoarea

Poche ore dopo Francesca riceve una lettera di licenziamento: "Sono sorpresa. Nella lettera hanno scritto che non ho superato il periodo di prova, eppure c'erano giornate in cui non veniva venduto niente fino al mio arrivo. Poi, quando prendevo in mano io il negozio, facevamo 1.200 euro di fatturato in un pomeriggio. Inoltre non sono mai stata richiamata, mi era stato addirittura chiesto di allestire vetrine e manichini e tra l'altro da qualche giorno mi avevano chiesto di affiancare una nuova collega". Per l'azienda, invece, Francesca non ha semplicemente superato il periodo di prova di 25 giorni. Nella lettera di licenziamento non si fa nessuna menzione al colore dei capelli della 24enne.

L'avvocata: "Licenziamento discriminatorio. Chiederemo reintegra e risarcimento"

Francesca non ci sta ad essere licenziata per una ragione che non sembra attenere alla sfera professionale, ma esclusivamente alle sue scelte personali. Per questo si è rivolta al sindacato USB e all'avvocata Claudia Candeloro, esperta di diritto del lavoro, cha a Fanpage.it ha spiegato. "Impugneremo già nella giornata di domani il licenziamento formalmente comminato per mancato superamento della prova ma, nei fatti, in assenza di qualsiasi altra motivazione e come risulta da messaggi scritti, esclusivamente basato sul mancato gradimento da parte della datrice di lavoro del nuovo colore di capelli della lavoratrice e per non essersi la stessa adeguata al colore dei capelli che la datrice aveva scelto per lei. Come è evidente, una tale pretesa da parte di un'azienda non può trovare accoglimento nel nostro ordinamento, che vieta ogni tipo di discriminazione nella scelta dei lavoratori da assumere o da licenziare, potendo le aziende recedere dai contratti di lavoro solo per ragioni esclusivamente inerenti al rapporto e non certo alla persona del lavoratore o della lavoratrice. In questo caso, poi, c'è addirittura un salto di qualità: un'azienda che subordina il mantenimento dell'occupazione di una lavoratrice al fatto che essa si tinga i capelli. Del colore prescelto dalla datrice, con un'illecita interferenza nella sfera personale della propria dipendente. Chiederemo di certo la reintegra nel rapporto e il risarcimento dei danni ulteriori".

La società: "Giudizio complessivo non positivo"

La catena Suite Benedict in una nota ha negato che nei confronti di Francesca Sparacino vi sia stata discriminazione e ha fatto sapere che ci sarebbe stato un giudizio complessivo non positivo sul lavoro della giovane, che era in prova.

Contattata da Fanpage.it, Hammersmith s.r.l. ha affermato di non essere intenzionata a rilasciare dichiarazioni o commentare la vicenda.

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