Leucemia dopo le missioni all’estero: chiede giustizia allo Stato, ma muore a 48 anni prima della risposta

Non conoscerà mai l’esito della battaglia legale che aveva intrapreso. Marco Vergine, sergente maggiore dell’Esercito italiano, è morto il 29 maggio scorso a Mogliano Veneto, nel Trevigiano, all’età di 48 anni. La causa: una grave forma di leucemia che gli era stata diagnosticata due anni fa. Ma prima di morire, aveva avviato un contenzioso contro lo Stato, sostenendo che la malattia potesse essere collegata alle missioni internazionali a cui aveva partecipato come militare.
Vergine aveva servito il Paese con dedizione, prendendo parte a operazioni di peacekeeping in aree complesse come il Kosovo — nell’ambito della missione "Joint Guardian" — e in Iraq. Secondo quanto sostenuto da lui e dal suo legale, l’avvocato Davide Di Maio dell’Osservatorio Militare, durante queste missioni potrebbe essere stato esposto a sostanze pericolose, come uranio impoverito e metalli pesanti utilizzati nei munizionamenti. Sostanze che, una volta disperse nell’aria sotto forma di nano-particelle in seguito alle esplosioni, possono essere inalate e penetrare nell’organismo. Ma stabilire un nesso diretto tra l’esposizione e l’insorgere della patologia richiede esami complessi e approfonditi, e spesso lascia margini di incertezza.
Nato a Galatina, in provincia di Lecce, Vergine si era trasferito nel Trevigiano per amore, dopo aver conosciuto la moglie Eleonora, con cui si era sposato nel 2007. In Veneto aveva proseguito la sua carriera militare prestando servizio nella caserma “Duca” di Montorio, nel Veronese, e nell’84° battaglione di sostegno alle telecomunicazioni "Consiglio" di Treviso. Una vita scandita dal senso del dovere, dalla fedeltà alla divisa e dalla famiglia: lascia la moglie e una figlia minorenne.
Oggi il procedimento legale avviato da Marco prosegue nelle mani dei suoi familiari. Il fascicolo è arrivato sul tavolo del Tar del Veneto, chiamato a valutare se la malattia possa essere riconosciuta come “causa di servizio”. Se i giudici accoglieranno l’istanza, la famiglia potrà accedere a un’indennità e a una pensione d’invalidità. Solo in un secondo momento, rivolgendosi al giudice ordinario, sarà possibile chiedere anche il riconoscimento dello status di “vittima del dovere”, che comporterebbe ulteriori benefici economici e assistenziali.
"È una strada lunga e piena di ostacoli — ha spiegato l’avvocato Di Maio, come riporta il Corriere del Veneto — ma la famiglia ha diritto a vedere riconosciuti i sacrifici del loro caro". In caso di esito positivo, gli eredi di Vergine potrebbero ricevere una speciale elargizione, due vitalizi e ulteriori agevolazioni, tra cui l’esenzione Irpef.
Il 4 giugno, Mogliano Veneto si è fermata per l’ultimo saluto. La chiesa del Sacro Cuore di Gesù era gremita di amici, parenti e colleghi, arrivati anche da fuori regione. Tantissime le divise dell’Esercito, in segno di rispetto per un militare stimato e benvoluto. Il sindaco Davide Bortolato ha ricordato Marco come "una persona di grande umanità, sempre disponibile, profondamente rispettata da tutta la comunità".