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Il rapimento di Silvia Romano in Kenya

Le prime parole di Silvia Romano dopo la liberazione: “Sono stata forte e ho resistito”

Silvia Romano, la giovane cooperante rapita in Kenya più di un anno e mezzo fa, è stata liberata. “Sono stata forte e ho resistito”, sono state le sue prime parole. Domani Silvia Romano rientrerà in Italia: atterrerà a Ciampino alle 14. “Sto bene e non vedo l’ora di tornare in Italia”, dice la giovane volontaria.
A cura di Stefano Rizzuti
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“Sono stata forte e ho resistito”. Sono queste le prime parole di Silvia Romano, liberata oggi in un’operazione dell’intelligence scattata nella notte. “Sto bene e non vedo l’ora di tornare in Italia”, dice la giovane che presto sarà nuovamente in patria, quasi un anno e mezzo dopo il suo rapimento in Kenya. L’operazione dell’Aise che ha portato alla liberazione della giovane cooperante italiana è stata condotta in collaborazione con i servizi turchi e somali ed è scattata la scorsa notte. Ora la volontaria si trova in sicurezza nel compound delle forze internazionali a Mogadiscio. Secondo quanto viene fatto sapere da alcune fonti ben informate, la ragazza sta bene sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista dell’umore ed è già riuscita a parlare con la madre.

Silvia Romano arriverà domani in Italia

Silvia Romano rientrerà in Italia domani, domenica 10 maggio, con un aereo dell’Aise. L’atterraggio è previsto all’aeroporto di Ciampino (Roma) alle 14. Per quanto riguarda le condizioni della giovane, è il presidente del Copasir, Raffaele Volpi, a far sapere che Silvia “sta bene ed è in forma”. Anche se, inevitabilmente, “provata dallo stato di prigionia”. Ma sta bene, garantisce ancora Volpi parlando una bella notizia attesa da tempo.

Il rapimento di Silvia Romano

La giovane italiana lavorava come cooperante in Kenya per la onlus marchigiana Africa Milele. Il suo rapimento è avvenuto il 20 novembre del 2018 in un villaggio, quello di Chacama, che si trova a circa 80 chilometri dalla capitale del Paese, Nairobi. Silvia Romano è stata rapita da un gruppo di uomini armati di fucili e machete. Inizialmente, si era ipotizzato di seguire una pista interna, relativa al rapimento da parte di alcuni comuni criminali per estorsione. Tre dei responsabili del blitz erano poi stati arrestati e secondo le indagini della procura di Roma era emerso come fosse plausibile che la ragazza sia poi stata trasferita in Somalia dopo il sequestro. La maggior parte delle informazioni sono emerse solamente a novembre, a più di un anno dal sequestro.

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