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La mamma di Marco Pantani dal pm: “Me lo ha detto in sogno”. Ma non cambia idea sulla sua morte

La madre di Marco Pantani, Tonina, è stata in Procura a Rimini per un colloquio con il pm Paolo Gengarelli, magistrato titolare della prima inchiesta sulla morte del ciclista il 14 febbraio 2004. Si è trattato, riferisce la stampa locale, di un incontro di “riconciliazione” dopo le tante polemiche.
A cura di Susanna Picone
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La madre di Marco Pantani, Tonina, lunedì è stata in Procura a Rimini “per fare la pace” col pm dopo anni di polemiche da parte della famiglia del campione del ciclismo. Accompagnata da un avvocato, mamma Pantani ha avuto un colloquio con il pm Paolo Gengarelli, magistrato titolare della prima inchiesta su quanto accaduto il 14 febbraio 2004 in una stanza del residence ‘Le Rose', dove il Pirata venne trovato senza vita. Stando alle indagini, Pantani morì per un mix di cocaina e farmaci, senza l'intervento di nessuno. La famiglia ha invece sempre chiesto di indagare sull'ipotesi che sia stato ucciso. Ma anche l'ultima inchiesta, riaperta molti anni dopo la morte del ciclista, ha portato alla stessa conclusione ovvero che la pista di un assassinio non è fondata.

"Marco mi è apparso in sogno e mi ha detto di andare dal pm. È stato un incontro tra amici”

Sono i quotidiani locali a fornire i dettagli di quanto accaduto ieri, quando Tonina ha ripercorso le tappe della storia processuale, confrontandosi con il pm su alcuni punti, anche se alla fine sarebbe rimasta della propria opinione. "Marco mi è apparso in sogno e mi ha detto di andare dal pm. È stato un incontro tra amici”, è quanto avrebbe detto la mamma del ciclista, secondo Il Resto del Carlino. Non c’è stato però “nessun passo indietro”, con lei che non cambia idea sulla morte del figlio.

Le indagini sulla morte di Pantani

L'ultima archiviazione è del giugno 2016, quando il Gip Vinicio Cantarini ha sancito, accogliendo la richiesta della Procura, che non ci sono più strade da seguire per provare a sostenere che Marco Pantani sia stato ucciso. La famiglia del campione aveva presentato un esposto nel luglio del 2014 chiedendo di indagare ancora. La verità giudiziaria, dunque, dice che Pantani morì da solo in quella stanza del residence, chiusa dall'interno. Morì per un'azione prevalente di psicofarmaci che fa pensare più a una condotta suicida che a un'overdose accidentale. È stata esclusa, in ogni caso, l'ipotesi di un'assunzione sotto costrizione. Non hanno portato a risultati neppure gli accertamenti, chiesti anche in questo caso dalla famiglia, su un presunto intervento della Camorra al Giro d'Italia del 1999, quando Pantani venne escluso per l’ematocrito alto.

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