La mamma di Auriane uccisa dall’ex a La Salle: “Anni infernali per lei, cercò in tutti i modi di lasciarlo”

È stato aggiornato al 23 luglio il processo in Corte d'Assise ad Aosta per il femminicidio della 22enne francese Auriane Laisne, trovata morta il 5 aprile dello scorso anno nella cappella diroccata di Equilivaz a La Salle, nell'alta Valle d'Aosta. Imputato per il delitto è l'ex fidanzato della vittima, il 23enne Sohaib Teima, residente a Fermo. Il 23 luglio saranno ascoltati tre testimoni della parte civile e i primi tre testimoni della difesa di Teima, mentre oggi si è espressa la madre della 22enne davanti alla Corte d'Assise.
"Sono stati anni infernali per mia figlia, era vittima di una relazione tossica – ha ricordato Agnes Masson -. È stata picchiata, umiliata e vessata dall'imputato. Ha cercato in tutti i modi di lasciarlo: era una relazione malata, tanto che ha cambiato 5 numeri di telefono per cercare di ricominciare. Io ero molto preoccupata per lei, lui a casa mia è stato al massimo quattro volte in due anni. Anche in quelle occasioni le mancava di rispetto e mancava di rispetto a me".
La mamma della 22enne ha risposto a tutte le domande per oltre un'ora, ricordando anche che Teima aveva rubato i cellulari della figlia e che si era impadronito delle sue password social. "A dicembre del 2022 era stata a casa della mamma di lui ed era stata chiusa dentro, sequestrata – ricorda la madre della ragazza -. Andò al pronto soccorso con il naso rotto, ma fu accompagnata e ebbe paura di dire la verità ai medici. Disse solo che era caduta sbattendo la faccia contro il termosifone". In un'altra occasione, secondo la donna, Auriane era tornata a casa con l'occhio nero.
"Nel gennaio del 2024, lui l'aveva sequestrata per una seconda volta a Grenoble, nel campus universitario dove lui viveva. In quell'occasione l'aveva liberata la polizia dopo che ci aveva mandato una richiesta di aiuto con l'indirizzo". Anche il papà della ragazza ha ricordato la relazione con Teima come problematica e violenta. "Si sono lasciati e messi insieme almeno 5 volte, lui la ricattava moralmente – ha spiegato in aula Ludwig Laisne -. Per proteggerci e non farci preoccupare ci diceva le cose solo molto dopo. Io lui l'ho visto poche volte, in un'occasione abbiamo discusso perché picchiava mia figlia. Non ho mai assistito a episodi di violenza fisica, ma morali sì. L'ultima volta che ho visto mia figlia è stato il 19 marzo, le avevo chiesto di restare a casa e riprendere gli studi. Da allora ho provato a contattarla ma ricevevo solo messaggi strani, come se non li scrivesse lei".