La famiglia di Yara: “Hanno pubblicato le immagini del cadavere di nostra figlia”

“Abbiamo accolto la sentenza con la serenità di sempre". Queste le parole di Fulvio Gambirasio e Maura Panarese, papà e mamma di Yara, dopo il verdetto della Corte d'assise d'appello di Brescia che ha confermato l'ergastolo per Massimo Giuseppe Bossetti. Lo ha riferito il loro legale Enrico Pelillo, secondo cui si sono detti "molto addolorati" per la pubblicazione nei giorni scorsi su un blog di immagini del cadavere della figlia, scomparsa il 26 novembre 2010, da Brembate Sopra, e ritrovato solo tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011, da un aeromodellista in un campo aperto a Chignolo d'Isola.
Si andrà in Cassazione
I difensori di Bossetti hanno già fatto sapere di non volersi arrendere. Punteranno all’ultimo grado di giudizio. "Sono molto fiducioso perché alla Corte Suprema si parlerà di diritto. Non ci sono giurie popolari ma giuristi di altissimo livello. Le nostre tesi verranno accolte". La sentenza, ha osservato l'avvocato Claudio Salvagni, ha ripreso quella di prima grado e penso “meriti una cesoia della Cassazione. Mi spiace che per tutto questo tempo Bossetti debba rimanere in carcere. Non possiamo accontentarci di un colpevole qualsiasi, deve esserci un vero colpevole. Bossetti è totalmente estraneo alla vicenda".
La prova del DNA al centro del dibattito
Come nel primo grado di giudizio, anche nel processo d'appello accusa e difesa si sono sfidati sulla prova del Dna. Gli avvocati del muratore di Mapello avevano chiesto la riapertura del processo con una perizia genetica necessaria a chiarire se davvero il codice genetico dell'imputato corrispondesse a quello emerso dagli indumenti della 13enne e ribattezzato dagli investigatori "Ignoto 1". Ma l’istanza è stata respinta dalla Corte. "Bossetti non ha potuto difendersi su questo, anche alla luce di tutto il materiale che abbiamo portato", è la denuncia di Salvagni. “Che il Parlamento faccia una norma: se c'è il Dna non facciamo nemmeno il processo, che altrimenti è una farsa", ha poi rincarato la dose ai microfoni di ‘Radio Anch'io'. Salvagni ha ribadito come, a suo avviso, l'esame del Dna "presenta numerose anomalie" e la procedura seguita "non ha rispettato" i criteri stabiliti dalla comunità scientifica internazionale.