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La scomparsa di Kata a Firenze

Kata, i punti oscuri sulla scomparsa della bimba e l’importanza di indagare sui rapporti familiari

Perché per ritrovare la piccola Kata scomparsa a Firenze è fondamentale indagare all’interno dei suoi rapporti familiari.
A cura di Anna Vagli
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La terra degli scomparsi è una terra del niente, perché nessuno sa dove sia. Ed è terrificante. Ma lo è ancor di più quando la si associa a una bambina di 5 anni, Kata Alvarez scomparsa dall’ex albergo Astor a Firenze poco dopo le 15:00 di sabato 10 giugno. Le indagini sono, almeno apparentemente, ad un vicolo cieco.

In questi giorni la si è cercata con ogni mezzo. Droni, cani molecolari e unità cinofile. Senza esito. Al momento, anche le indicazioni fornite su alcuni occupanti da Kathrina Alvarez, la madre di Kata, non hanno portato a niente. Così come infruttifere sono state le ricerche sull’uomo che avrebbe telefonato all’amica della donna, dicendo di aver rapito lui Kateleya. Secondo gli investigatori, infatti, si tratterebbe di un mitomane.

L'importanza di indagare sui rapporti familiari

All’avviso di chi scrive, dunque, per venirne a capo è imprescindibile scandagliare le vite delle persone vicine a Kata. Nello specifico, indagare nei rapporti familiari è fondamentale e cruciale in tutti i casi di scomparsa. Fin troppo spesso, infatti, la soluzione del caso si annida proprio lì. Viceversa, il rischio in cui spesso si incorre in termini investigativi è quello di inseguire ricostruzioni lontane dalla realtà.

Mi spiego meglio. Il tempo, in casi come questo, è un fattore tanto critico quanto tiranno. Di qui capirete la necessità di allineare sul tavolo fin da subito quelli che sono gli elementi d’indagine. Perché solo così è possibile comprendere agevolmente quelle che possono essere le circostanze nelle quali è maturata una scomparsa.

Nel caso di Kata, quindi, dirimente è innanzitutto comprendere le dinamiche familiari. Dinamiche che non solo devono coinvolgere i parenti più stretti. Ma al contrario devono estendersi anche ad amici e conoscenti. Insomma, a tutti coloro che hanno gravitato nella vita della piccola, in particolar modo nelle ore immediatamente antecedenti alla scomparsa.

Come giusto e proceduralmente corretto, sono state fino ad oggi passate al setaccio anche le relazioni di Kata con gli altri occupanti dell’ex hotel fiorentino. Perché, in questo caso, si tratta comunque di un nucleo vicino alla piccola.Tuttavia, non c’è da stupirsi, che tali ricerche si siano rivelate infruttifere. Stiamo parlando di un potenziale sequestro di persona. Vi garantisco che, nel 2023, non solo non è semplice improvvisare un rapimento. Ma è ancor più difficile portarlo avanti.

Come si dovrebbe procedere, quindi?

Sulla base di quanto emerso sino ad oggi, diversi sono i punti oscuri della vicenda. Ma c’è un dettaglio che dovrebbe spingere chi indaga a diverse riflessioni. Mi riferisco al presunto tentativo di suicidio perpetrato a poche ora di distanza, peraltro con lo stesso modus operandi, sia da parte del padre di Kata, Miquel Angel, recluso a Sollicciano per furto, che di sua madre, Kathrina Alvarez. Entrambi avrebbero ingerito un lieve quantitativo di candeggina e sono stati salvati con una lavanda gastrica.

Kata e la mamma
Kata e la mamma

Perché questo gesto congiunto? Nessuno può sindacare le modalità con le quali si vive un dolore. Ma in un contesto investigativo è una narrazione quanto meno peculiare. Che dovrebbe indurre gli inquirenti a scandagliare ancora di più nelle loro vite private. Per capire se possa esserci un filo conduttore.

Del resto, almeno fino ad oggi, le indagini sugli uomini indicati dalla madre come sospettati del presunto rapimento di Kata, non avrebbero portato a niente. Se non ad escluderne un loro coinvolgimento diretto.

Kata portata via da qualcuno che conosceva?

Kataleya è una bambina di cinque anni. In un’età, quindi, che le consente di comprendere ciò che le accade intorno. Dunque, è stata verosimilmente portata via da qualcuno che conosceva e della quale si fidava. Motivo per cui ipotizzo non abbia posto la benché minima resistenza nell'allontanarsi in pieno giorno.

C'è poi un ulteriore accertamento che si rivelerà imprescindibile: quello informatico. Nel dettaglio, informazioni importanti arriveranno dall'incrocio dei tabulati telefonici, delle celle, ma anche dalle immagini delle telecamere di video sorveglianza. Perché, in certi casi, anche una "non ripresa" può essere dirimente per capire che cosa è successo davvero.

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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