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Covid 19

In Italia ci sono ancora 74 zone rosse: situazione critica in 7 Regioni

Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) nel corso della conferenza stampa sull’andamento epidemiologico dell’epidemia da SarCov2 ha spiegato che si è ridotto il numero delle zone rosse: sono 74 comuni in 7 regioni, segno della capacità di individuare precocemente focolai e limitarli.
A cura di Susanna Picone
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La curva dell’epidemia di Covid-19 continua sostanzialmente a decrescere nel numero di sintomatici e di casi su tutto il territorio nazionale. Il tasso di contagiosità Rt è sotto 1 in tutta Italia e si è ridotto anche il numero delle zone rosse. Attualmente sono 74 le zone rosse ancora attive lungo la penisola, distribuite in 7 regioni. Si tratta di 42 zone in meno di una settimana fa. A fornire questi dati è stato, nel corso della conferenza stampa di questa mattina organizzata dall’Istituto Superiore di Sanità sull'andamento epidemiologico dell'epidemia da coronavirus SarCov2, il presidente Silvio Brusaferro.

Le 74 zone rosse attive in Italia

Le cosiddette “zone rosse” sono quei comuni/province in cui a causa di una elevata trasmissione del virus sono state realizzate delle misure restrittive aggiuntive rispetto al resto del territorio. L’Iss ricorda che l’istituzione delle zone rosse riflette politiche diverse a livello regionale in risposta a diverse situazioni epidemiologiche a livello locale. Attualmente in Italia si registrano zone rosse in 74 comuni (spesso con presenza di strutture socio-sanitarie) distribuiti in 7 Regioni da Nord a Sud della penisola. Molte di queste zone rosse – fa sapere l’Iss – sono in fase di chiusura nei prossimi giorni. L’Istituto Superiore di Sanità specifica anche che in Piemonte e Lombardia – due delle regioni maggiormente colpite dalla pandemia di coronavirus – non sono state istituite zone rosse ma sono presenti misure di distanziamento restrittive su scala regionale.

Iss: capacità di individuare focolai e limitarli

“Questa è una delle misure importanti che abbiamo perché vuol dire che in realtà a livello locale sono testimonianza della capacità di individuare precocemente dei focolai e di intervenire in maniera chirurgica su questi focolai per limitarne la diffusione”, ha spiegato nel corso della conferenza stampa Brusaferro mostrando le mappe con le attuali zone rosse (a sinistra) e confrontandole con le mappe (a destra) che indicano i comuni all’interno dei quali ci sono dei casi positivi al coronavirus.

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Dalle mappe dell'Istituto Superiore di Sanità si vede come in alcune zone, ad esempio in Basilicata, ci sono dei comuni, come ha sottolineato lo stesso Brusaferro, dove i casi sono stati molto limitati o non ci sono più.

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Brusaferro ha parlato anche dei modelli sviluppati dall'Iss per modulare le riaperture. "La logica del documento epidemiologico elaborato dall'Istituto Superiore di Sanità (Iss) con la Fondazione Bruno Kessler è riaprire il Paese cercando di capire quale variabile ha più peso nella diffusione del virus", ha spiegato parlando di uno studio nazionale che dovrà essere modulato sui dati regionali ed è focalizzato alla riapertura e i "modelli dovranno essere aggiornati periodicamente e tarati sulle realtà regionali".

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