Il gruppo Menarini e la presunta truffa ai danni dello Stato: indaga la Procura di Firenze

E' un quadro inquietante quello che coinvolgerebbe Alberto Aleotti, patron dell'industria farmaceutica Menarini. I pubblici ministeri Giuseppina Mione, Ettore Squillace e Luca Turco della Procura di Firenze parlano di "artifici e raggiri" che sarebbero stati messi in atto al fine di provocare "un aumento del prezzo dei farmaci". L'accusa fa riferimento a prezzi gonfiati dei farmaci che avrebbero permesso al gruppo "un ingiusto profitto non inferiore ai 575 milioni di euro". Sarebbe inoltre venuto allo scoperto un sistema di relazioni tra Aleotti e alcuni importanti esponenti del mondo politico, che avrebbero agevolato il suo gruppo con una legge su misura.
Per ora gli indagati sono 15 e tra questi anche Giovanni e Lucia Aleotti (figli del patron Alberto) e il senatore del Pdl Cesare Cursi. Agli indagati si contesta una truffa ai danni dello Stato per 860 milioni di euro; per loro le accuse sono quelle di corruzione, riciclaggio ed evasione fiscale, ma il sospetto è che possa venir fuori da un momento all'altro anche l'ipotesi di un finanziamento illecito ai partiti. Da canto suo, Roberto Cordeiro Guerra, avvocato del gruppo, parla di un quadro accusatorio debole e contraddittorio, evidenziando l'assoluta correttezza della casa farmaceutica Menarini.
Dalle carte della Procura emergerebbe una cena a Villa Madama del 6 maggio 2009 durante la quale Aleotti ebbe l'occasione di parlare con Berlusconi. In una conversazione intercettata qualche giorno dopo, il patron del gruppo Menarini raccontò tutto a Maria Angiolillo, abituè dei salotti buoni romani, spiegando che il Presidente in persona s'era impegnato per "quella questione". "Aleotti! C'abbiamo avuto addirittura un incontro a tre" avrebbe detto il premier. I 3 erano Berlusconi, Gianni Letta e Claudio Scajola. Lo stesso giorno dell'intercettazione il ddl incriminato viene approvato a Palazzo Madama. Secondo i Nas di Firenze, però, la "dedizione" di Aleotti ai politici sarebbe più datata; una relazione dei militari parla infatti di "una serie di erogazioni nel 2001, eseguite da società non direttamente riconducibili al gruppo Menarini, in favore di partiti politici, non ancora individuati, in vista delle elezioni politiche 2001".