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Il Fisco può servirsi delle foto sui social per scovare gli evasori

Adesso anche le foto sui social network possono servire per inchiodare possibili evasori fiscali: le sentenze dei tribunali esaminano anche le immagini su Facebook e Instagram.
A cura di Annalisa Cangemi
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Ostentare la propria ricchezza sui social può rivelarsi un boomerang. Lusso sfrenato, vacanze, aerei privati, cene costose, feste esclusive, niente sfugge alla lente di ingrandimento del Fisco. E si sa sui social network, Twitter, Instagram, Facebook, è facile reperire le tracce della nostra vita privata, che poi tanto privata non è più.

Il Sole24Ore ha passato in rassegna alcune sentenze del Tribunale, che dimostrano come adesso la Giustizia prenda in considerazione anche lo status messo in vetrina sui profili, per trovare per esempio possibili evasori fiscali. E il problema non si presenta soltanto per chi ricco lo è davvero, ma è di solito la gente comune a cercare una maggiore visibilità.

Per esempio la Corte di Appello di Brescia ha condannato un maniscalco che lavorava in nero senza dichiarare nulla al Fisco proprio grazie a Facebook: "La documentazione estratta da Facebook evidenzia un'attività che è molto probabilmente fonte di redditi non dichiarati". Può succedere poi che un marito condannato per non voler concedere il mantenimento alla moglie venga inchiodato dalle sue stesse fotografie, che lo ritraggono tra gli agi. Scoperto l'inganno l'uomo in questione non può più sostenere a esempio di versare in condizioni economiche disastrose, e di non poter quindi pagare l'assegno alla ex moglie. E così è accaduto, per la Corte di Appello di Ancona, che si è espressa in modo molto chiaro in una sentenza dello scorso febbraio.

Un imprenditore invece è stato condannato dal Tribunale di Pesaro a pagare l'assegno di divorzio alla moglie dopo avere postato su Facebook foto con vacanze in hotel a 4 stelle in settimana bianca a Madonna di Campiglio e alla guida di auto di lusso. È chiaro che l'indizio della foto da solo non basta, ma sono necessarie altre prove per dimostrare il tenore di vita dei malcapitati di turno.

Ma come dimostrano questi casi basta uno scatto sospetto per mettere in moto le indagini fiscali. E in questo caso non si tratterebbe di una violazione della privacy. Proprio su questo punto la Cassazione era stata chiara definendo Facebook un luogo aperto al pubblico, e le immagini pubblicate possono diventare oggetto di approfondimenti del Fisco. Il tutto viene affiancato anche dalle verifiche che vengono fatte ad esempio su altri tipi di acquisti come specificava un decreto del Ministero delle Finanze che indicava quelli considerati utili per le indagini.

Tra questi rientrano gli elettrodomestici, la pay tv, i giochi online ma anche i viaggi e le vacanze. Comodità e piccoli "extra" che gli utenti non riescono a nascondere, per vanità.

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