Il femminicidio di Giovanna Frino ad Apricena: dall’uccisione davanti alle figlie all’ergastolo del marito

Giovanna Frino aveva 44 anni, lavorava come barista ad Apricena, in provincia di Foggia, ed era madre di tre figlie. Il 16 dicembre 2022, la sua vita è stata spezzata dal marito Angelo Di Lella, 56 anni, ex guardia giurata, che le ha sparato quattro colpi di pistola al torace nella loro casa di via Saragat, dopo l’ennesima lite. Una delle figlie, 17enne, era in casa e ha assistito in parte alla tragedia; le altre due si trovavano fuori.
Dopo il delitto, Di Lella si è barricato in casa per alcuni minuti prima di arrendersi ai carabinieri. Le indagini hanno accertato che la coppia attraversava da tempo una crisi profonda e che l’uomo non accettava la separazione.
Nel corso del processo davanti alla Corte d’Assise di Foggia, sono emerse le violenze e la gelosia ossessiva del marito. Le tre figlie si sono costituite parte civile e hanno raccontato il clima di paura e le liti continue che segnavano la vita familiare.
Nel dicembre 2024, la Corte ha condannato Angelo Di Lella all’ergastolo, riconoscendo le aggravanti della premeditazione e del legame di coniugio, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e al risarcimento dei danni alle figlie.
La dinamica del femminicidio di Giovanna Frino il 16 dicembre 2022
È il 16 dicembre 2022 quando ad Apricena, in provincia di Foggia, la vita di Giovanna Frino, 44 anni, barista e madre di tre figlie, viene brutalmente strappata via dal marito Angelo Di Lella, 56 anni. L’uomo, ex guardia giurata, le ha sparato tre colpi di pistola calibro 9, colpendola al torace e al petto, all’interno della loro abitazione di via Saragat. I vicini, allarmati dagli spari, hanno chiamato i carabinieri, che al loro arrivo hanno trovato il corpo della donna riverso sul pavimento della cucina.
Dopo aver premuto il grilletto, Di Lella si è barricato in casa per alcuni minuti, rifiutando di aprire la porta. Solo dopo una breve trattativa con i militari ha deciso di arrendersi, consegnandosi in evidente stato confusionale. Continuava a ripetere: "Andate a vedere come sta mia moglie". L’arma del delitto è stata recuperata e posta sotto sequestro.
Secondo le indagini, il femminicidio sarebbe avvenuto al termine di una violenta lite, forse scatenata dalla gelosia. In casa, al momento dell’omicidio, c’era una delle figlie, una ragazza di 17 anni rimasta a casa con l’influenza, mentre le altre due – una universitaria e una bambina delle elementari – si trovavano rispettivamente fuori città e a scuola.
Il contesto familiare e le violenze del marito
Dietro il femminicidio di Giovanna Frino, avvenuto il 16 dicembre 2022 ad Apricena, si nascondeva una storia di tensioni e di violenze taciute. La donna, 44 anni, barista e madre di tre figlie, viveva ormai da tempo in un clima familiare difficile. Il marito, Angelo Di Lella, 56 anni, ex guardia giurata, aveva perso il lavoro cinque anni prima e da allora, secondo i conoscenti, era diventato sempre più chiuso, instabile e incline agli scatti d’ira. Negli ultimi tempi la crisi tra i due era diventata insanabile: Giovanna aveva deciso di lasciarlo e di trasferirsi a Cerignola, la sua città d’origine, insieme alle figlie.
A raccontarlo sono le amiche della donna, secondo le quali la 44enne era "finita in un vortice di discussioni continue e liti con il marito, che non si rassegnava alla fine della loro relazione". Di Lella, sostengono, era ossessionato dall’idea di perderla. La mattina del delitto, dopo l’ennesima lite, ha impugnato una pistola e le ha sparato quattro colpi al torace, uccidendola sul colpo.
In casa, durante la tragedia, c’era anche la figlia 17enne della coppia, che non era andata a scuola a causa dell’influenza. La ragazza, terrorizzata, è rimasta chiusa nella sua stanza mentre il padre puntava l’arma contro la madre. È stata poi portata in salvo dai carabinieri, che hanno convinto l’uomo ad arrendersi dopo essersi barricato nell’abitazione. Le altre due figlie, una universitaria e una bambina delle elementari, erano fortunatamente fuori casa.
Dopo l’arresto, Di Lella è stato trasferito in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal legame di coniugio. Intanto, la comunità di Apricena si è stretta intorno alla famiglia Frino, profondamente colpita dal dramma.

Angela Frino, sorella della vittima, ha espresso la sua rabbia con parole durissime: "Mi rivolgo a chi sentiva ogni giorno quel mostro urlare contro mia sorella: bastava una chiamata ai carabinieri per salvarle la vita. Spero che la coscienza non vi dia pace per il resto dei vostri giorni".
Il processo a Angelo Di Lella e la testimonianza delle figlie
Il processo nei confronti di Angelo Di Lella si è svolto davanti alla Corte d’Assise di Foggia. L'uomo doveva rispondere di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai maltrattamenti in famiglia protrattisi per anni e dalla presenza di un minore in casa al momento del delitto. Durante le udienze, la Procura ha ricostruito con precisione la dinamica del delitto: Di Lella, dopo una violenta lite in casa, avrebbe impugnato la pistola e sparato quattro colpi contro la moglie, colpendola al torace e uccidendola sul colpo. Subito dopo si era barricato in casa con una delle figlie, prima di consegnarsi ai carabinieri.
In aula, l’accusa ha sottolineato il movente legato alla gelosia e all’incapacità dell’uomo di accettare la decisione di Giovanna di separarsi e tornare a vivere con le figlie a Cerignola. A supportare questa ricostruzione, sono state decisive le testimonianze delle tre figlie, costituite parte civile.
La maggiore ha raccontato il clima di paura che si respirava in casa, fatto di urla, minacce e continue tensioni. La diciassettenne, presente il giorno del delitto, ha ricostruito in lacrime i momenti immediatamente precedenti all’omicidio, parlando di “un padre che non era più lo stesso”. Le ragazze hanno ricordato la madre come una donna affettuosa e instancabile, che cercava di proteggere la famiglia nonostante le difficoltà.
La condanna all'ergastolo
Il processo contro Di Lella si è concluso lo scorso dicembre: il 56enne di Apricena è stato riconosciuto colpevole dell’omicidio della moglie Giovanna Frino e l'uomo è stato condannato all'ergastolo. La sentenza è stata emessa dalla Corte d’Assise di Foggia dopo un lungo dibattimento che ha ricostruito nei dettagli la tragedia familiare consumata tra le mura domestiche di via Saragat.
I giudici hanno riconosciuto la piena responsabilità dell’imputato e le aggravanti. Secondo l’accusa, Di Lella avrebbe agito in un momento di lucida determinazione, spinto dalla gelosia e dall’incapacità di accettare la separazione voluta dalla moglie. Dopo una violenta lite, impugnò la pistola e le sparò quattro colpi al torace, uccidendola sul colpo davanti alla figlia diciassettenne.
Durante la requisitoria, il pubblico ministero aveva chiesto la massima pena, sottolineando come il gesto fosse stato il culmine di un lungo periodo di violenze e soprusi. La Corte ha accolto integralmente la richiesta, disponendo anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e il risarcimento dei danni alle tre figlie della coppia, costituite parte civile.
Alla lettura della sentenza, Di Lella è rimasto impassibile. Le figlie, presenti in aula, hanno accolto il verdetto in silenzio, stringendosi l’una all’altra. Per loro, la condanna ha rappresentato la fine di un incubo e il primo passo verso la giustizia per la madre, una donna che tutti ricorderanno come solare, generosa e instancabile nel dedicarsi alla famiglia.