6.126 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Covid 19

“Il Covid clinicamente non esiste più”, Zangrillo un anno dopo: “Non mi rimangio nulla”

Alberto Zangrillo (Primario Terapia Intensiva San Raffaele di Milano) a L’Aria Che Tira su La7 commenta la frase pronunciata esattamente un anno fa, era 31 maggio 2020: “Ho fotografato la realtà, non mi rimangio una virgola, la mia frase è stata oggetto di miserabili speculazioni. Oggi non è cambiato nulla: l’unica differenza sono i vaccini”.
A cura di Biagio Chiariello
6.126 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

"Oggi è il 31 maggio 2020… Il coronavirus, dal punto di vista clinico, non esiste più". Il professore Alberto Zangrillo, direttore della Terapia intensiva del San Raffaele, esattamente un anno fa pronunciava una frase che ha scatenato polemiche e discussioni. 365 giorni dopo lo specialista è tornato su quelle parole e, a L'aria che tira su La7, ha ribadito quanto affermato all'epoca (e a settembre): il virus è clinicamente morto: "Io non mi pento di quanto ho detto un anno fa. Io ho semplicemente fotografato la realtà" ha detto Zangrillo.

Quella mia frase è stata oggetto di miserabili speculazioni da parte di tristi personaggi in quotidiana e affannosa ricerca della ribalta mediatica, ho dato da mangiare loro per un anno e dopo un anno siamo qua. Quel che accade oggi è esattamente quello che è accaduto un anno fa: la differenza fondamentale ora sono i vaccini. Però non dobbiamo dimenticarsi una cosa fondamentale: la cura, che deve partire innanzitutto dal territorio e non dagli ospedali. Se ci chiudiamo nel fortino dell'ospedale abbiamo perso in partenza".

"Il 20 aprile" dell'anno scorso "dissi che dobbiamo imparare a convivere con il virus, non lo dico. Non sappiamo quanto i vaccini ci tuteleranno, auspichiamo tutti in grande misura. Ma siccome i virus circolano, bisogna identificarli nelle persone e bisogna curare i pazienti tempestivamente. Resto ottimista se diamo spazio alle misure che hanno reso grandioso il nostro sistema sanitario nel mondo. Ci siamo fatti del male da soli dipingendo un numero di morti superiore a quello di altri paesi che hanno semplicemente contato in modo diverso", ha poi aggiunto Zangrillo.

Zangrillo sulle mascherine

"Quando sono in montagna, su un sentiero in mezzo ai boschi e vedo una persona con la mascherina penso che quella persona abbia una patologia psichiatrica" dice Zangrillo. "Convivere col virus significa avere rispetto e responsabilità nei confronti degli altri, ma vuol dire anche che ci sono migliaia di anziani terrorizzati, non escono di casa da 15 mesi. La mascherina va messa al lavoro, quando si entra in farmacia, in banca: ma se vedo una persona da sola sul Lungo Tevere alle 6 del mattino, mi viene da dire: ‘poverina'. La differenza tra l'essere un popolo di beoti e un popolo di personalità responsabili è questa" conclude l'esperto

6.126 CONDIVISIONI
32803 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views