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Covid 19

Il coma, la riabilitazione e ora i vaccini: la nuova vita del caposala Pino Battiato dopo il Covid

Pino Battiato fa il caposala all’ospedale San Marco di Catania, il presidio sanitario inaugurato – dopo anni di attese – a novembre 2019. Pochi mesi dopo, lo scoppio della pandemia da Covid-19 e il coinvolgimento della struttura per fare fronte all’emergenza. Del personale sanitario del San Marco, Battiato è stato tra i primi a contagiarsi. Il 14 aprile 2020 è stato ricoverato nel reparto di Rianimazione, messo in coma farmacologico e pronato. “Per qualche giorno i medici hanno temuto per la mia vita. Poi sono rinato”, racconta a Fanpage.it. Adesso è tra coloro che somministrano i vaccini ai colleghi infermieri, ai medici e al personale.
A cura di Luisa Santangelo
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Pino Battiato
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L'11 aprile 2020 la saturazione che scende troppo, la corsa in ospedale, poi il reparto di Rianimazione, il coma farmacologico e il risveglio, alcuni giorni dopo. Pino Battiato è caposala del reparto di Endoscopia urologica all'ospedale San Marco di Catania. Una struttura sanitaria talmente nuova che ancora alcuni reparti sono ancora cantieri aperti. Altri, invece, fronteggiano la pandemia da Covid-19 da mesi, ormai, neanche il tempo di dimenticare l'inaugurazione di novembre 2019 alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Battiato è stato tra i primi operatori sanitari della struttura a essere contagiati. Se di questi tempi la Sicilia si è meritata il podio dei contagi su tutte le regioni d'Italia, la prima ondata nell'Isola è stata, invece, più clemente in termini di numeri.

"Il giorno prima prendevamo il caffè tutti insieme, il giorno dopo abbiamo saputo che Pino era stato contagiato. E sebbene i primi tamponi fossero negativi, abbiamo subito capito che era il Covid". Le sue colleghe raccontano i giorni di angoscia e la paura non solo che lui potesse non farcela, ma anche che il suo caso si trasformasse in un cluster ospedaliero. E che si estendesse alle loro famiglie. Cosa che, per fortuna, non è avvenuta. Cinque mesi dopo il contagio, il caposala è tornato in servizio. E, a campagna vaccinale ormai partita, ha iniziato a vaccinare i suoi colleghi.

"Per me è importante – racconta a Fanpage.it – Ci sono momenti che non dimenticherò mai della mia malattia: quando mi hanno detto che mi stavano portando in Rianimazione, che sarei stato intubato. Ricordo la collega che mi chiedeva di consergnarle i miei effetti personali. Gli occhiali, la fede…". Poi la pronazione e il coma farmacologico. "Per tre giorni i medici pensavano che non ce l'avrei fatta". Il 24 aprile è uscito dal reparto di Terapia intensiva e, da quel giorno, è cominciato il lento percorso per tornare a una vita normale. "Ho perso quindici chili – spiega – E sono sempre stato magro. Avevo difficoltà a camminare, le gambe i primi giorni non mi reggevano". Cinque mesi gli ci sono voluti prima di riuscire a tornare nel suo reparto.

"Mi è rimasto soltanto un po' di affanno, ogni tanto. Certo, devo evitare di sforzarmi troppo. Ma mi sono ripreso. Non vedevo l'ora di tornare in servizio, è stata una grande emozione potere riprendere a lavorare". Dai primi di gennaio, si occupa di somministrare i vaccini al personale sanitario. Finite le prime iniezioni, da qualche giorno sono iniziate quelle per i richiami. Gli appuntamenti si susseguono ordinati al pianterreno dell'edificio B del San Marco. "È un onore essere vaccinata da lui – commenta un'infermiera – Dopo tutto quello che ha passato". "Si deve fare, si deve fare, si deve fare – ripete Pino Battiato – Dobbiamo vaccinarci tutti. Non bisogna credere a certe stupidaggini", conclude, riferendosi ai no-vax.

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