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Covid 19

Sicilia zona rossa, tamponi a tappeto per le scuole: caos e code chilometriche

La Sicilia è l’unica regione a essere zona rossa, in Italia, oltre alla Lombardia. Il secondo posto nazionale per numero di contagi da Covid-19 è il podio che nessuno voleva e il governatore Nello Musumeci mette le mani avanti e annuncia possibili ulteriori limitazioni sulla base dell’evoluzione della pandemia nell’Isola. Nel frattempo, con le scuole primarie e secondarie di primo grado (fino alla prima media) che tornano a fare lezione di presenza, è stato avviato uno screening di massa su insegnanti, personale e allievi. Genitori spaccati: per alcuni meglio la dad, altri non vedono l’ora di rivedere di nuovo i figli dietro ai banchi.
A cura di Luisa Santangelo
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Tamponi drive-in per le scuole
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Tamponi rapidi a tappeto per  genitori e personale scolastico. Nella Sicilia zona rossa, seconda regione in Italia per numero di contagi da Covid-19, il governatore Nello Musumeci ha deciso di controllare i fruitori delle scuole primarie e secondarie di primo grado, perché le lezioni tornano in presenza per tutti fino alla prima media e, per il momento, per tutto gennaio 2021. "Valuteremo più avanti se decidere misure più stringenti sulla base dell'andamento della pandemia nella nostra Regione", ha detto Musumeci in conferenza stampa, a Catania, sabato. Nel frattempo, all‘ex mercato ortofrutticolo del capoluogo etneo la coda di automobili per gli antigenici drive-in si allungava.

"Sabato c'è stata un po' di confusione – ammette Pino Liberti, commissario straordinario per l'emergenza all'ombra dell'Etna – C'erano tante persone e forse, anche, poca pazienza. Le nostre risorse di personale non sono infinite, le abbiamo potenziate". Per avere un quadro complessivo dei casi legati agli istituti scolastici bisognerà attendere la fine dello screening, quando i risultati saranno resi noti. Domenica mattina, su 66 tamponi effettuati (e altre decine di automobili in attesa) uno solo è risultato positivo. "Non è poco", sottolinea uno dei giovani medici addetti all'esecuzione dei test. "La percentuale è del due per cento di positivi circa – conferma Liberti – Ma bisognerà capire al termine delle operazioni".

L'unico dato che fa tirare il fiato è che i posti occupati negli ospedali della provincia catanese, per il momento, sono poco meno di duecento. E sono quasi il doppio i letti liberi. "Speriamo che le cose continuino così", e che la zona rossa aiuti a contenere la diffusione del coronavirus, insieme alla prosecuzione della campagna vaccinale. Nel frattempo, però, genitori e personale scolastico sono nettamente divisi. "Non penso che le scuole siano luogo di contagio", sostiene una mamma. In auto con lei ci sono il figlio che va alle superiori, e che quindi è in didattica a distanza da tempo, e la figlia più piccola: prima media e in procinto di rivedere i compagni di classe dopo lo stop pre-natalizio. "Ci sono stati casi di positività nella sua scuola – racconta – ma la dirigente scolastica li ha gestiti molto bene e non si sono trasformati in focolai. È importante che i ragazzi tornino a vedersi".

Di diverso avviso un'altra mamma, di professione insegnante. "Nella classe di mia figlia, su quindici alunni cinque ragazzi e alcuni professori sono stati contagiati. Eppure i laboratori si continuano a fare di persona e se non la mando è un'assenza". Il marito, in auto con lei, è collaboratore scolastico in una primaria: "Il problema delle scuole non è la classe: ci sono gli assembramenti dei genitori all'entrata, poi l'intervallo, il via vai di insegnanti e di personale dagli uffici. Se la situazione è questa, che senso ha riaprire?".  "Se siamo zona rossa, perché i bambini li dobbiamo fare uscire di casa?", gli fa eco un altro.

"Mio figlio è in prima media – dice un uomo, anche lui in coda per fare il tampone – Sono d'accordo con la scuola in presenza, ma secondo me i tamponi dovrebbero essere resi obbligatori. Se non lo fai, fai scuola a distanza. Per garantire la sicurezza di tutti". Un'opinione per ciascuna famiglia in attesa di eseguire il test. "Speriamo che vada bene", sintetizza un papà. Tre figli alle elementari, tutti nella stessa scuola, e la compagnetta di classe di una di loro risultata positiva al Covid-19 proprio ieri.

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