video suggerito
video suggerito

Il caso dei fidanzati di Policoro morti nel 1988, parla il legale: “Lividi e ferite su corpi, non fu incidente”

A Fanpage.it parla l’avvocato Antonio Fiumefreddo, legale della famiglia Orioli, che ha depositato un’integrazione documentale per chiedere l’avocazione delle indagini sulla misteriosa morte di Luca Orioli e Marirosa Andreotta, i due fidanzati trovati morti a Policoro nel 1988. Il caso, archiviato come incidente domestico, presenterebbe diversi elementi riconducibili all’ipotesi del duplice omicidio.
A cura di Eleonora Panseri
70 CONDIVISIONI
Luca Orioli e Marirosa Andreotta.
Luca Orioli e Marirosa Andreotta.

Luca Orioli e Marirosa Andreotta furono trovati morti la sera del 23 marzo 1988 nel bagno della casa della famiglia della ragazza a Policoro (Matera). Il caso dei due giovani fidanzati è stato archiviato come incidente domestico. Ma i familiari non hanno mai creduto a quest'ipotesi e dopo quasi 40 anni continuano a chiedere che sia fatta luce. 

"Nel novembre 2024 abbiamo presentato un'istanza di riapertura delle indagini a Matera, ma pochi mesi fa è stata rigettata. La Procura ha ritenuto che non vi fossero da fare ulteriori indagini rispetto a quelle svolte in passato. Ci siamo quindi rivolti alla Procura generale della Repubblica di Potenza dove ora pende un'istanza di avocazione delle indagini".

A parlare a Fanpage.it è l'avvocato Antonio Fiumefreddo, legale della famiglia Orioli, che alcuni giorni fa ha depositato un’integrazione documentale per l’avocazione delle indagini sulla misteriosa morte dei due ragazzi, con cui la famiglia chiede che il caso passi alla Procura generale di Potenza.

"Abbiamo presentato due integrazioni che abbiamo fatto e non conoscevamo al tempo della richiesta di riapertura. In questa vicenda si è passati da un'ipotesi di incidente domestico attribuito una prima volta a un fenomeno di elettrocuzione, poi di folgorazione e poi ancora al monossido di carbonio".

Ma nessuna di queste, come spiega il legale, fu riscontrata da un punto di vista medico-legale: "Non si è mai vista una persona che muore per incidente da monossido e poi ha una ferita lacero-contusa di diversi centimetri alla nuca o un ragazzo che muore per folgorazione senza segni che lo dimostrino ma con un testicolo tumefatto e lividi sul corpo".

E oggi con i progressi della scienza medico-legale si potrebbero dare risposte alle tante domande emerse in questi lunghi anni. Una delle due integrazioni è un estratto dell'inchiesta a firma dell'ex magistrato Luigi de Magistris (di oltre 1800 pagine) nel quale, per la prima volta, si parlò di "duplice omicidio" in riferimento alla morte del due ragazzi.

"La causa della morte non l'hanno data la mamma di Luca o gli avvocati, ma l'autorità giudiziaria", osserva il legale. Inoltre, da quell'inchiesta emersero una serie di illeciti che la Procura di Matera tentò anche di perseguire.

Per esempio, un falso in perizia. "Ci fu un imputato e venne prescritto, ma rimane la domanda di fondo: chi ha chiesto di fare un falso? Per conto di chi è stato fatto? Per ottenere cosa? Una domanda che è rimasta senza risposta", aggiunge Fiumefreddo.

La seconda integrazione è un parere redatto dal professor Francesco Bruno, tra i criminologi più importanti a livello internazionale, e da altri specialisti che parla non solo di "duplice omicidio" ma anche di strangolamento e sottolinea la presenza del cosiddetto "fungo schiumoso" e di segni di colluttazione. 

"Ovviamente, penso che questa sia la pista giusta ma spetta all'autorità giudiziaria verificarlo e affidarsi a esperti che hanno a disposizione mezzi certamente superiori a quelli dell'epoca. – aggiunge l'avvocato – Le nostre richieste poggiano su elementi che provengono dalla scienza, da prove dichiarative e testimoniali, da un pezzo di indagine dell'autorità giudiziaria.

"Non sono opinioni espresse da noi. – prosegue – Ci sono indicazioni circostanziate precise sulle quali chiediamo che si faccia luce, che si dica: "È così o non è così"".

Inoltre, all'epoca venne riferito che fu fatta l'ispezione cadaverica e venne indicato il nome della dottoressa che se ne sarebbe occupata. Ma nell'integrazione a firma de Magistris si legge che, interrogata anni dopo, ammise che non fece l'ispezione.

L'ipotesi è che i ragazzi fossero a conoscenza di qualcosa che intendevano denunciare ma che qualcuno sia intervenuto prima che riuscissero a farlo.

"Noi chiediamo verità per la mamma di Luca, una donna assistita da una fede profonda. E che sta chiedendo in fondo? Che si facciano le indagini. Può darsi pure che, acclarato che si tratti di un duplice omicidio, non si possano trovare il colpevole o i colpevoli", commenta ancora l'avvocato.

"Ma è importante che lo Stato si attivi per fare tutto il possibile ed è quello che stiamo chiedendo oggi, con tutti gli strumenti che la legge ci mette a disposizione", aggiunge.

Non si sa ancora quando il legale e la famiglia del ragazzo riceveranno una risposta. "Non c'è un tempo previsto dalla legge e mi rendo conto che il materiale è molto voluminoso e complesso, è giusto che venga dato tempo. È ancora presto, ma siamo in attesa".

70 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views