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“Ho denunciato lo sfruttamento e ora ho un lavoro”: Michela, dal call center alla Tim

Michela Piccione è stata nominata Cavaliere della Repubblica dal Presidente Sergio Mattarella dopo aver denunciato le condizioni di sfruttamento nel call center per il quale lavorava. Adesso, la Tim le ha offerto un contratto di lavoro. A Fanpage.it, la giovane donna racconta la sua storia: “I dipendenti del call center hanno diritto ad essere regolarizzati”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Un appartamento al piano terra di sole 3 stanze per 35 persone. La colletta per la carta igienica e i soldi decurtati dallo stipendio per ogni pausa dei dipendenti. Era questa la realtà di un call center di Taranto che Michela ha deciso di denunciare insieme al suo sindacato. La denuncia ha portato alla chiusura del call center e Michela è stata insignita dell'onorificenza di Cavaliere della Repubblica per il suo impegno. A Fanpage.it ha raccontato la sua storia.

Come ha trovato quel lavoro?

Ho risposto a un annuncio su un sito che offre lavoro, case in affitto e oggetti in vendita. Mi sono presentata al colloquio che si svolgeva nello sgabuzzino di questo appartamento per 35 persone. In una stanza eravamo 11, in così tanti neanche era possibile accorgersi che il riscaldamento non c'era. Il primo stipendio ci è arrivato dopo 60 giorni e una mia collega ha ricevuto solo 92: guardando i suoi occhi disperati ho deciso di ricorrere al sindacato.

Avete denunciato a volto scoperto

Sì e dopo si è sollevato un polverone perché non ci siamo nascoste. Ne hanno parlato in tantissimi ma siamo andati avanti, perché noi abbiamo firmato un contratto e quel contratto va rispettato e deve essere a norma di legge. Nonostante questa vittoria ho ancora intenzione di continuare, con il sindacato volevamo portare avanti una proposta di legge che equivalesse al caporalato anche per quanto riguarda i call center.

Avrebbe mai pensato all'onorificenza di Cavaliere della Repubblica?

Mai. Avevo scritto al Presidente ad agosto per chiedere di vigilare sul mondo del call center. Solo quest'estate ne sono stati chiusi 3 in condizioni peggiori di quello nel quale ho lavorato io. Lui mi ha ascoltato e due giorni fa ho ricevuto la telefonata verso le 18:30. Non potevo crederci: mi hanno comunicato che il presidente aveva scelto di darmi l'onorificenza. Ho pianto, ero tremendamente emozionata e mi sembrava tutto assurdo. A fatica ho mantenuto il segreto fino al giorno dopo, quando ne hanno parlato i giornali.

E la proposta di lavoro della Tim?

Una notizia che ha cambiato il mio 2020. Mi hanno chiamato offrendomi un ruolo subordinato che non so quale sarà per il momento. Ci stiamo accordando sulla sede perché ho una figlia piccola, ma mi sento estremamente fortunata. Con l'anno nuovo dovrei iniziare la formazione professionale per il ruolo che andrò a ricoprire.

Pensa che abbia a che fare con la denuncia?

Non proprio. Avranno probabilmente sentito la mia storia e hanno deciso di offrirmi un'opportunità meravigliosa. Penso che si inizi ad aprire gli occhi sul mondo dei call center e sulla necessità di vigilare sugli appalti.

Cosa vorrebbe dire ai suoi colleghi?

Di lottare per i loro diritti quando nessuno lo fa per loro. Voglio continuare a combattere perché in quel mondo l'80% dei dipendenti sono donne che non vedranno mai un contratto da dipendenti, spesso sono madri sole. Anche gli uomini lì impiegati non hanno la possibilità di pensare al futuro e trovo assurdo che se sono bravo a vendere io non possa essere regolarizzato dopo anni in quel settore. Soprattutto sono assurde le condizioni di lavoro. Spero che la mia storia accenda un riflettore.

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