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Green pass falsi venduti su Telegram, dietro la truffa online anche minorenni

L’operazione “Fake Pass”, condotta dalla Polizia di stato che ha portato al sequestro di 32 canali Telegram, vede come indagati quatto persone individuate come gestori di alcuni dei canali incriminati, tra cui due minori che si erano specializzati nella vendita di falsi green pass. Le indagini intanto proseguono sia per l’identificazione degli amministratori di ulteriori canali individuati sia per gli acquirenti.
A cura di Antonio Palma
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Vi erano anche due minorenni dietro la truffa da diverse migliaia di euro ai danni dei novax per la vendita di Green pass falsi su Telegram. L’operazione “Fake Pass” condotta dalla Polizia di stato che ieri ha portato al sequestro di 32 canali Telegram, infatti, vede come indagati quatto persone individuate come gestori di alcuni dei canali incriminati, tra cui due minori che si erano specializzati nell'offerta illegale. Per loro le accuse sono di truffa e falso. I minori, al pari degli altri, avevano fiutato la possibilità di guadagno nel mercato illegale dei green pass creando canali social appositi per intercettare le richieste dei no vax ma, come ha ricordato la polizia, quei certificati, anche nel caso fossero stati forniti, non sarebbero mai passati ad un controllo.

Green pass originale non può essere falsificato

“Qualsiasi certificato green pass originale non può essere falsificato o manomesso poiché ogni certificazione viene prodotta digitalmente con una chiave privata del Ministero della Salute che ne assicura l'autenticità” spiegano dalla polizia postale, aggiungendo che “Ad ogni controllo con la preposta App ufficiale VerificaC19, viene interrogata la banca dati ministeriale contenente l’elenco ufficiale della popolazione vaccinata e, di conseguenza, un QR-CODE generato con una certificazione non autentica, non supererebbe la procedura di verifica”.

Caccia a gestori e acquirenti dei green pass falsi

Le indagini intanto proseguono sia per l'identificazione degli amministratori di ulteriori canali individuati sia per gli acquirenti. Erano infatti migliaia gli utenti gli iscritti ai canali dove veniva proposta, con garanzia assoluta di anonimato, la vendita dei green pass falsi. Per l’acquisto venivano richieste somme tra i 150 ed i 500 euro da pagare però in buoni acquisto di piattaforme per lo shopping on-line e in criptovaluta. Proprio grazie a un capillare monitoraggio della rete internet e  a complesse analisi tecniche e finanziarie della block chain (la tecnologia alla base delle criptovalute), gli specialisti della Polizia Postale sono riusciti ad individuare i canali di vendita e ad identificarne gli amministratori.

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