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La truffa dei Green pass falsi venduti ai no-vax, la Polizia sequestra 32 canali Telegram

La Polizia di Stato è impegnata nell’operazione “Fake Pass” volta a contrastare la vendita di Green pass fasulli tramite alcuni canali Telegram. I truffatori promettevano ai no-vax certificazioni identiche alle originali corrispondendo una somma di circa 300 euro. Una volta ottenute le informazioni personali e il denaro, fornivano un codice QR non funzionante.
A cura di Gabriella Mazzeo
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La Polizia di Stato è impegnata nel contrasto al commercio online di falsi Green Pass. L'operazione "Fake Pass" coinvolge principalmente una serie di canali Telegram sui quali gli utenti cercavano di acquistare le certificazioni verdi fasulle. Ai truffati venivano richiesti dati sensibili quali nome, cognome, residenza, codice fiscale e data di nascita. Dopo aver fornito le proprie informazioni personali, i richiedenti dovevano pagare 200 euro per ottenere la documentazione falsificata. "Una dottoressa nostra collaboratrice compila un certificato vaccinale – spiegavano i truffatori – e così i richiedenti risultano realmente immunizzati per lo Stato". Per la restituzione dei dati personali i truffatori hanno chiesto un riscatto di 350 euro.

Le Forze dell'ordine, individuati 32 canali Telegram adibiti alla vendita di Green pass falsi, hanno iniziato perquisizioni e sequestri in tutta Italia nei confronti degli amministratori dei gruppi. Le operazioni sono a carico degli investigatori del Servizio Polizia postale e delle comunicazioni di Roma, Milano e Bari, con il coordinamento delle procure della Repubblica presso i tribunali di Roma, Milano e dei minorenni di Bari.

Il documento falso

I truffatori promettevano agli utenti una certificazione verde identica all'originale Green Pass. Il codice QR riportato, una volta scansionato, risultava però non funzionante. A quel punto, gli utenti hanno voluto indietro il denaro speso (somme dai 150 ai 300 euro) e minacciato denunce alla Polizia Postale. I truffatori hanno respinto qualunque richiesta di rimborso e hanno successivamente ricattato i malcapitati, chiedendo una nuova somma di denaro per non diffondere i dati personali forniti in precedenza per la realizzazione del falso Green Pass. La truffa si è diffusa tramite Telegram e Whatsapp.

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