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Giallo del Monsignore ucciso a Trieste, nel processo bis nuova richiesta di condanna per don Piccoli

Il sostituto procuratore generale della Corte d’Appello di Venezia ha chiesto la conferma della sentenza di primo e secondo grado a 21 anni e 6 mesi di carcere per don Paolo Piccoli, il prete accusato di aver ucciso monsignor Giuseppe Rocco, l’ex parroco trovato senza vita in canonica a Trieste.
A cura di Antonio Palma
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Monsignor Giuseppe Rocco fu ucciso in canonica a Trieste da don Paolo Piccoli” è la tesi ribadita in Aula dal sostituto procuratore generale nel processo di appello bis presso la Corte d'Appello di Venezia nei confronti del sacerdote al centro dell’annosa vicenda, già passata attraverso tre gradi di giudizio. Dopo il colpo di scena di un anno fa quando la Cassazione annullò la condanna al prete emessa dalla Corte di Assise d’Appello di Trieste, a carico del sacerdote si è aperto un nuovo grado di giudizio durante il quale le parti hanno confermato la loro tesi.

Il sostituto procuratore generale Paola Tonini ha chiesto la conferma della sentenza di primo e secondo grado a 21 anni e 6 mesi di carcere per don Paolo Piccoli mentre la difesa continua sostenere la completa estraneità dell’imputato nei fatti. Secondo il Pg, il prete sarebbe responsabile del delitto dell’anziano prelato Giuseppe Rocco, trovato senza vita il 25 aprile 2014 nella sua stanza della Casa del Clero di Trieste il 25 aprile 2014.

Per l’accusa, l'ex parroco di Santa Teresa a Trieste fu ucciso con un'azione combinata di soffocamento e strozzamento, con rottura dell'osso del collo, per sottrargli alcuni oggetti sacri in oro e forse anche per ripicca dopo alcuni rimproveri. La difesa, invece, sostiene che non vi è stato alcun delitto, individuando in una patologia broncopolmonare la causa della morte del prete.

Individuato dagli inquirenti come presunto autore del delitto, don Paolo Piccoli fu condannato dalla Corte d'assise di Trieste e poi dalla Corte d'assise d'appello ma in Cassazione la sentenza venne annullata. Nel terzo gradi di giudizio infatti venne accertato che il Ris aveva svolto alcuni accertamenti irripetibili, ma don Piccoli non era stato avvisato e non aveva potuto nominare propri consulenti e quindi alcune perizie non erano ammissibili.

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