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Foligno, fratellini neri umiliati dal maestro: “Reati aggravati da odio razziale”, chiuse indagini

Chiusi gli accertamenti della procura di Spoleto nei confronti del maestro che apostrofò come “brutto” e “scimmia” due fratellini di colore in una scuola elementare di Foligno. Secondo La Nazione, al docente è stato notificato l’avviso di conclusione indagini nel quale si ipotizzano i reati di abuso di mezzi di correzione e maltrattamenti, aggravati dall’odio etnico e razziale.
A cura di Susanna Picone
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La procura di Spoleto ha chiuso gli accertamenti nei confronti del maestro che era stato accusato di avere apostrofato con parole come "brutto" e "scimmia" due fratellini di colore che frequentano una scuola elementare del folignate, dove lui lavorava come supplente. Secondo quanto riporta il quotidiano La Nazione, al maestro è stato notificato l'avviso di conclusione indagini nel quale si ipotizzano i reati di abuso di mezzi di correzione e maltrattamenti, aggravati dall'odio etnico e razziale. L’avvocato del maestro ha spiegato all’Ansa che valuterà gli atti prima di decidere se chiedere un interrogatorio del suo assistito o presentare una memoria. La vicenda, che scatenò molte polemiche, risale all’inizio dell’anno: il padre dei bambini aveva parlato di razzismo mentre il maestro, da parte sua, negò qualsiasi intento razzista parlando invece di una sorta di “esperimento didattico”. In seguito agli episodi denunciati era stato sospeso dal ministero fino al termine del procedimento penale.

Cosa ha detto il maestro di Foligno ai due fratellini neri

Secondo quanto ricostruito, a inizio anno il maestro di Foligno avrebbe costretto il bambino nero a voltarsi verso la finestra additandolo a tutta la classe come “troppo brutto” per essere guardato in viso. “Ma che brutto che è questo bambino nero! Bambini, non trovate anche voi che sia proprio brutto? Girati, così non ti devo guardare”, avrebbe detto il maestro, secondo i racconti riportati dai genitori dei compagni di classe del piccolo. “Un esperimento sociale”, aveva inizialmente sostenuto il docente mentre l’indignazione dei genitori, a cui i bimbi della scuola elementare avevano appunto raccontato l’episodio, era finita nello studio di un avvocato. Era poi emerso che l’episodio si era ripetuto con le stesse modalità nella classe di un’altra bimba nera, la sorellina del piccolo. I due bambini sono figli di una coppia di nigeriani: la famiglia vive da anni in Italia.

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