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Covid 19

Focolaio Coronavirus nello stabilimento Aia di Vazzola: sale a 200 il numero dei dipendenti positivi

Sono quasi duecento i lavoratori dello stabilimento Aia di Vazzola, in provincia di Treviso, positivi al nuovo Coronavirus. Lo ha comunicato l’azienda sanitaria locale Ulss 2 di Treviso, specificando che solo nelle ultime 24 ore sono risultati contagiati altri 20 lavoratori. Nell’impianto sono impiegate 675 persone appartenenti ad una dozzina di nazionalità differenti.
A cura di Ida Artiaco
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Immagine da Maps.
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Sale il numero dei positivi legati al focolaio di Coronavirus scoppiato nello stabilimento di Vazzola, in provincia di Treviso, di Aia: altri 20 lavoratori sono risultati positivi al Covid-19 su 114 soggetti sottoposti oggi al test. Lo ha comunicato l'azienda sanitaria locale Ulss 2 di Treviso. Il dato, considerando anche gli 11 casi di positività rilevati nell'indagine di ieri su 219 lavoratori esaminati, porterebbe a poco meno di 200 i dipendenti dell'azienda della trasformazione alimentare fino ad oggi individuati come portatori del virus. In totale nello stabilimento in questione ci sono impiegate 675 persone appartenenti ad una dozzina di nazionalità differenti, fra dipendenti dell’azienda Tre Valli e della Vierre Coop.

L'infezione nello stabilimento di Vazzola era stata individuata a metà del mese scorso. Dopo i 3 positivi accertati la settimana di Ferragosto la crescita è stata esponenziale: 182 con il Covid dopo 560 tamponi eseguiti. E ai 182 lavoratori infetti bisogna aggiungere 21 familiari, a cui si sono sommati via via altri fino ad oggi. Dopo i primi casi, al termine di un vertice convocato dalla Prefettura di Treviso con organizzazioni sindacali, autorità sanitarie e municipali di Vazzola per la gestione del cluster il 25 agosto, si era deciso di introdurre alcune misure di sicurezza, come la diminuzione della produzione del 50%, distanziamento fra le postazioni operative e diminuzione del numero di lavoratori per turno. L’impianto di Vazzola è uno dei più grandi del Gruppo Veronesi, di cui Aia fa parte, ed è strategico perché all’interno c’è anche la macellazione delle carni. Questa è stata anche una delle ragioni per cui il prefetto Maria Rosaria Laganà ha deciso di non trasformare la fabbrica in “zona rossa”, come è invece successo sempre a Treviso con l'ex caserma Serena, altro grande focolaio di Coronavirus in città. "L’interruzione dell’attività di macellazione – hanno spiegato le autorità – comporterebbe l’abbattimento di 1,5 milioni di capi di pollame, evento che avrebbe ripercussioni sul fronte igienico sanitario".

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