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Matteo Messina Denaro

“Finalmente giustizia”: i manifesti affissi dalla vedova di Sciacca dopo l’arresto di Messina Denaro

Giovanna Ragolia, vedova di Rosario Sciacca, che l’11 giugno 1990 fu vittima innocente di un agguato mafioso, ha fatto affiggere a Partanna manifesti di ringraziamento per chi ha reso possibile l’arresto di Matteo Messina Denaro: “Finalmente giustizia”.
A cura di Ida Artiaco
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"Finalmente giustizia! Grazie al lavoro continuo ed infaticabile delle forze dell'Ordine, delle Procure e di tutte quelle persone che credono e operano nella giustizia".

È questo il contenuto di alcuni manifesta fatti affiggere sui muri di Partanna, nel Trapanese, da Giovanna Ragolia, 68 anni, vedova di Rosario Sciacca, che l'11 giugno 1990 fu vittima innocente di un agguato mafioso che aveva come obiettivo Giuseppe Piazza, un camionista con numerosi precedenti penali.

La donna ha voluto in questo modo ringraziare chi ha reso possibile l'arresto del boss Matteo Messina Denaro dopo 30 anni di latitanza. "In tutti questi anni mi sono fatta l’idea che Matteo Messina Denaro abbia vissuto la sua latitanza nelle nostre zone, coperto da certi personaggi. Per me è impensabile che stesse in giro senza essere identificato", ha detto la vedova Sciacca.

La foto segnaletica di Matteo Messina Denaro
La foto segnaletica di Matteo Messina Denaro

"Questa vittoria per me non è chiudere il libro contro la mafia, si riesce a stento a chiudere un capitolo. Il mio però, quello non è di una comune italiana ma quello di una delle tante figlie di vittime di mafia alle quali tu, Matteo, hai devastato e annientato l’intera esistenza", è stato il commento della figlia Rosa, aggiungendo: "La guerra è ancora in atto abbiamo soltanto vinto una battaglia. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato con corpo, anima e dedizione alla tua cattura".

Rosario Sciacca aveva solo 37 anni quando venne ucciso l'11 giugno 1990 mentre era in compagnia di Giuseppe Piazza, un camionista con numerosi precedenti penali ritenuto dagli investigatori uno degli uomini del boss del paese e che era il vero obiettivo dei killer. Lui non aveva, come hanno ricostruito gli investigatori, legami con la criminalità organizzata. Matteo con il padre Francesco, capi mafia della provincia di Trapani, avrebbero dato il benestare all'omicidio di Piazza.

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