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Medici di famiglia pronti a chiudere gli studi, se non avranno mascherine e guanti

“A due mesi dall’inizio dell’emergenza Coronavirus in Italia non abbiamo ancora i dispositivi di protezione” spiega il segretario generale Fimmg della ‘Federazione italiana medici di medicina generale’, Silvestro Scotti. Da qui la decisione di procedere con una richiesta al garante affinché si chiudano gli studi dei medici di famiglia, che non sono parte dei Livelli essenziali di assistenza.
A cura di Biagio Chiariello
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"Per la Ragioneria di Stato la vita di un medico di famiglia non vale il costo di una mascherina. Siamo pronti a chiudere gli studi". Questa la reazione del segretario generale Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), Silvestro Scotti, all'ennesimo decesso di un medico di famiglia contagiato dal Coronavirus (sono 80 i camici bianchi morti in Italia). Anche gli infermieri si uniscono alla richiesta e sollecitano i tamponi rendendo noto il bilancio aumento di decessi e positivi al virus nella loro categoria: 25 morti e 5.500 contagiati. Una durissima presa di posizione quella della Fimmg arrivata anche a seguito del parere negativo della Ragioneria dello Stato all'emendamento 5.1 al decreto Cura Italia, depositato in Commissione Bilancio del Senato. Un emendamento "che mirava a chiarire che la fornitura dei dispositivi di protezione individuale doveva essere estesa ai medici di medicina generale, ai pediatri di libera scelta e ai farmacisti", ricorda Fimmg.

 "Devo dire addio a un amico, che come tutti noi medici di famiglia è stato scaricato dalle istituzioni ed è morto da solo. La sua morte per la burocrazia non vale il costo di una mascherina", ha scritto Scotti,dopo avere appreso dell'ennesimo decesso di un collega, "siamo pronti a chiudere gli studi che non sono parte dei Livelli essenziali di assistenza".

"La Ragioneria, nel rinviare il parere del ministero della Salute, si è espressa in maniera contraria per la mancanza di una relazione tecnica utile a quantificare gli oneri finanziari prodotti da questa modifica. Mi chiedo – dice Scotti – quanto valga per lo Stato la vita di un medico o di questi operatori del territorio. Non siamo intenzionati a contare i nostri morti stando zitti". Di qui la decisione di procedere con una richiesta al Garante affinché si chiudano gli studi dei medici di famiglia, che per l'appunto non sono parte dei Livelli essenziali di assistenza.

"A questo punto è irrimandabile la decisione. E si chiarisca ai cittadini quali sono i livelli essenziali che la medicina di famiglia deve garantire. Fino ad oggi, solo a rischio della nostra vita, abbiamo garantito livelli superiori di assistenza. Lo abbiamo fatto spinti dal desiderio di dare sempre di più: una questione di coscienza al cospetto dell'incoscienza degli amministratori dello Stato. A questo punto assicureremo i livelli che il Garante dei servizi essenziali conosce benissimo e che non riguardano l'apertura degli ambulatori medici, ma solo disponibilità telefonica e visite urgenti", chiarisce Scotti. Fimmg dunque avvierà al più presto un dialogo con le altre sigle sindacali per mettere in campo le azioni che, "in coerenza con le norme vigenti, consentano la chiusura degli studi di medicina generale".

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