Fabio racconta la battaglia vinta contro il Covid: “Pensavo che sarei morto”

Fabio Cignoni ha 27 anni, è di San Piero a Grado ed è padre di due figlie. Svolge la professione di coordinatore dei tecnici di neurofisiopatologia. Il tema del trapasso non è a lui estraneo: tra i suoi compiti c'è quello di partecipare alle operazioni di dichiarazione di morte presunta attraverso i tracciati degli elettroencefalogrammi, ma il Covid lo ha catapultato dall'altra parte della barricata. Durante il ricovero in cui è quasi morto, ha dovuto dire addio a un collega dell'ospedale di Pontedera, tecnico radiologo di 59 anni. "Era nel letto accanto al mio quando ha avuto l'arresto cardiaco" ha ricordato Cignoni al giornale Il Tirreno. "Per due giorni ho pensato di non farcela, l'ho scampata e voglio raccontare quello che mi è successo perché la gente deve avere paura di un virus che uccide chiunque, non solo anziani e malati".
Cignoni ha trascorso 17 giorni in ospedale, quasi tutti nelle terapie intensive Covid e ordinaria. La sua storia inizia come tante altre: sua figlia più grande prende il Covid con sintomi lievi. Qualche giorno dopo, lui fa il tampone e risulta negativo. "La medicina preventiva aziendale mi ha fatto andare a lavoro nonostante la positività in famiglia ma io ho deciso di starmene nel mio ufficio evitando i contatti con gli altri. Mia figlia a casa era sottoposta allo stesso regime: stava in una stanza della casa. L'isolamento però non è bastato, perché ci siamo contagiati sia io che la mia seconda figlia. Mia moglie invece è rimasta negativa".

I primi sintomi compaiono a metà novembre con un tampone positivo che arriva il giorno 20 e il tecnico inizia a curarsi a casa con cortisone e antibiotici prescritti dal medico di famiglia. La temperatura oscilla tra 38 e 39 gradi. Iniziano però i problemi di respirazione e il quadro inizia a cambiare in peggio il 28 novembre. "La saturazione a 90 e una respirazione affannosa mi spingono a chiamare l'ambulanza – racconta il 47enne – e mi viene diagnosticata la polmonite interstiziale bilaterale". Gli viene quindi messo il casco per aiutare la respirazione, ma stava male e ha avuto una sincope che ha richiesto una rianimazione. "Quando sono andato in arresto respiratorio, se avessi avuto problemi cardiaci sarei morto".
Fortunatamente, le cose hanno iniziato a migliorare. Il 9 dicembre passa alla rianimazione ordinaria dove rimane per quattro giorni. Un altro giorno in medicina d'urgenza e poi le dimissioni il 14. "Ho capito che mi sarei salvato quando hanno iniziato a somministrarmi gli immunodepressori – racconta-.Quella è stata la luce in fondo al tunnel. Il telefono è stato un appiglio indispensabile. I messaggi dei familiari sono fondamentali per resistere in quelle condizioni". Tornato a casa, Cignoni era dimagrito di 12 chili e i postumi del Covid gli hanno causato problemi anche ai denti. Nel ricordare la sua esperienza e invitare al rispetto delle regole, incoraggia tutti a vaccinarsi.