Il piano criminale del vigilante: così ha simulato l’esplosione a Torino per colpire l’ex compagna

Dietro l’esplosione che ha sventrato un palazzo di cinque piani in via Nizza 389, a Torino, si cela una vicenda di ossessione e vendetta. Un uomo, descritto dai vicini come "tranquillo", avrebbe deliberatamente provocato lo scoppio per colpire la donna che lo aveva respinto. Lei, 30 anni, era la sua ex compagna. Dopo una relazione intensa ma breve, la donna aveva scelto di allontanarsi da Torino per raggiungere il fidanzato all’Isola d’Elba. Una decisione che, secondo gli inquirenti, ha scatenato la rabbia del vigilante 40enne, trasformando un’ossessione in follia omicida.
Il piano criminale a Torino
Alle 3:10 del 30 giugno, l’intero stabile è stato squassato da un’esplosione devastante, che ha ucciso Jacopo Peretti, 33 anni, e ferito altre cinque persone, tra cui due bambini. I primi rilievi dei vigili del fuoco hanno escluso l’ipotesi accidentale: l’origine dello scoppio è dolosa.
Sono stati rinvenuti residui compatibili con liquidi infiammabili e tracce evidenti di innesco. L’intento, secondo le prime ipotesi, non sarebbe stato quello di uccidere, ma di incendiare l’appartamento al quinto piano, mansarda che la donna occupava ma che al momento era vuota. Il piano, però, si è trasformato in tragedia.
La fuga del sospettato tra le fiamme
Pochi minuti dopo la deflagrazione, alcuni residenti hanno visto uscire dal portone un uomo sconosciuto, visibilmente ustionato, che si è allontanato senza chiedere aiuto. È stato grazie all’analisi minuziosa delle telecamere di videosorveglianza che gli investigatori, coordinati dalla pm Chiara Canepa, sono riusciti a risalire alla sua identità.
Nelle immagini, si nota un uomo con una borsa tra le mani, probabilmente contenente flaconi con sostanze infiammabili o reagenti chimici. Entra con un mazzo di chiavi e rimane nel palazzo per circa venti minuti, prima di fuggire mentre l’edificio è ormai avvolto dalle fiamme.

Il movente: la vendetta per un amore finito
Secondo gli inquirenti, l’uomo ha agito spinto da un movente preciso: punire la ex per averlo lasciato. In preda a un’ossessione crescente, avrebbe pianificato un incendio nella mansarda della donna, pensando forse di distruggerle l’abitazione come atto dimostrativo. Ma qualcosa è andato storto. Le perizie tecniche dovranno ora chiarire se l’innesco ha interagito con materiali esplosivi in modo imprevisto, provocando la deflagrazione letale.
L’unica certezza, al momento, è che Jacopo Peretti, giovane consulente energetico di Mazzè, ignaro di tutto, dormiva nell’appartamento accanto. È morto tra le macerie, il suo corpo carbonizzato ritrovato solo dopo otto ore di ricerche.
L’arresto del vigilante e le prove decisive
Nel pomeriggio di ieri, gli agenti del commissariato Barriera Nizza e la squadra mobile hanno arrestato la guardia giurata. Su di lui pendono ora accuse gravissime: omicidio volontario e disastro doloso. Determinanti per l’identificazione sono state non solo le immagini delle telecamere, ma anche le testimonianze dei colleghi, dei familiari e, soprattutto, le dichiarazioni della donna, rientrata a Torino e attualmente ospitata in una località protetta. Le informazioni fornite dalla donna hanno contribuito a completare il quadro investigativo e a incastrare il presunto responsabile.
Il dolore dei genitori di Jacopo Peretti
Straziati dalla notizia che lo scoppio non è stato un tragico incidente ma un atto volontario, i genitori di Jacopo, Marzia e Paolo, si sono detti “sconvolti e senza parole”. Eppure, nonostante il dolore insopportabile, hanno trovato la forza di scrivere un messaggio di ringraziamento agli abitanti del palazzo, affisso sulle transenne: “Grazie a voi che ci avete aiutati, supportati e consolati in questi momenti così drammatici. Grazie per la vostra disponibilità e sensibilità e l’affetto che ci avete regalato.”
Restano ancora numerosi interrogativi. Cosa ha realmente scatenato l’esplosione? Il vigilante era consapevole dei rischi o il piano gli è sfuggito di mano? Voleva solo spaventare, distruggere un’abitazione, o in fondo covava già il desiderio di vendetta più feroce? Saranno le perizie, i rilievi e gli interrogatori a fornire risposte. Ma una verità già emerge: l’inferno in via Nizza è stato frutto dell’ossessione di un uomo che non accettava il rifiuto.