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Emergenza casa, a Bologna studenti e lavoratori occupano un’ex caserma: “Ci sono più B&B che bar”

“Lavoro in aeroporto e scarico i bagagli dei turisti: loro trovano casa e io sto per strada” racconta Abu. Zakaria, pizzaiolo: “Guadagno 1.400 euro al mese ma niente”. Le storie di chi ha occupato per necessità.
A cura di Beppe Facchini
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Non solo studenti universitari. Il problema casa riguarda da tempo anche tanti lavoratori, sia precari che persino con contratti a tempo indeterminato, che nelle grandi città non riescono a trovare un appartamento in affitto, pur potendoselo permettere.

Una storia certamente emblematica è quella di Abu, 36enne originario del Senegal che lavora all'aeroporto di Bologna: si occupa del carico e scarico di bagagli, quelli che nella maggior parte dei casi portano con sé i tanti turisti che ogni giorno atterrano nel capoluogo emiliano, trovando un posto in cui dormire grazie a pochi click. Lui, invece, da quando è arrivato a Bologna, dopo la prima fase del percorso d'accoglienza in Sicilia e l'ottenimento di un regolare permesso di soggiorno per motivi di lavoro subordinato, ha dormito per due mesi in stazione, prima di poterlo fare sotto un tetto.

“Questa cosa mi fa stare un po' male, loro arrivano e trovano una casa e io dormo fuori, è brutto così” racconta Abu da quella che per il momento è la sua stanza. Si trova all'interno di una porzione dell'ex caserma Masini, in via Borgolocchi, a Bologna. Un'area da circa novemila metri quadrati in pieno centro, abbandonata dal 2017: fino ad allora, per cinque anni, era stata occupata dal centro sociale Labas.

Gli attivisti, oltre a proporre in quartiere diverse attività, avevano recuperato al suo interno sei appartamenti e un dormitorio per venti persone. L'emergenza abitativa, sebbene soltanto in salsa bolognese, in quel periodo era già una realtà, tanto che l'idea era quella di ricavare ancora un'altra ventina di posti letto. Ad agosto 2017 l'area venne però sgomberata (non senza disordini con la polizia, manifestazioni e polemiche) e di nuovo chiusa con le catene.

Qualche settimana fa, il collettivo LUnA, Laboratorio Universitario d'Autogestione, che lo scorso inverno aveva occupato un altro immobile in centro, proprio per rimarcare la mancanza di spazi per lavoratori e studenti, ne ha però riaperto una porzione, con una decina di persone senza casa a trovare riparo al suo interno. Sono tutti stranieri regolari, con contratti anche stabili e in alcuni casi in Italia da quasi dieci anni. Insieme a loro, anche alcuni attivisti e studenti, come Leopoldo, 19enne di Firenze al primo anno di Economia e Scienze Sociali all'UniBo.

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“Questa non è un'occupazione così, qui c'è gente senza casa ma che lavora, tra l'altro alimentando turismo e creando ricchezza alla città” spiega il giovane. È arrivato in Emilia a settembre, la sua ricerca per un posto letto era cominciata però già dagli ultimi mesi delle superiori. Ma niente. Così, dopo le prime lezioni seguite da pendolare, ha partecipato alla precedente occupazione di LUnA, finché a dicembre non è riuscito finalmente a trovare una camera in affitto.

“Sicuramente il covid ha avuto un impatto – dice Leopoldo – ma probabilmente più impattanti sono state le politiche di turistificazione e il fatto che ci siano più case messe su AirB&B che per affitti normali. Così ci sono case occupate per dieci, venti giorni all'anno e poi sono vuote: il proprietario ci guadagna di più, ha meno manutenzioni da fare, eccetera – continua – però questo comporta una diminuzione delle case e quindi un aumento dei prezzi degli affitti. Tipo 500/600 euro per una singola, quattrocento per una doppia. Sono prezzi alti”.

Ma sono però prezzi che comunque, chi non vuole restare per strada, dopo giornate intere di lavoro, sarebbe pure disposto a spendere, se non fosse per un mercato decisamente bloccato. “Per questo abbiamo occupato, non abbiamo un posto per dormire” ribadisce Zakaria, 37enne marocchino con contratto a tempo indeterminato in una pizzeria. “Sono sei anni che ho problemi a trovare casa” racconta. All'ex Masini c'era stato anche ai tempi di Labas e oggi guadagna fino a 1.400 euro al mese, eppure non è sufficiente. “Ho anche pagato un'agenzia, 190 euro, ma niente. Adesso ci sono un sacco di problemi per gli italiani, figurati per noi stranieri. Diventa una cosa impossibile. Non posso parlare per tutti, ma forse c'è anche un po' di razzismo”. Di sicuro, negli ultimi anni il boom anche sotto le Due Torri di alloggi messi sul mercato turistico ha giocato un ruolo centrale. “A Bologna ci sono più b&b che bar” sentenzia Zakaria.

“La dinamica immobiliare riguarda tutte e tutti in questo momento” sottolinea Luca del collettivo LUnA, mentre mostra la porzione di area occupata. “È di Cassa e Depositi e prestiti” spiega, commentando così le posizioni di alcuni esponenti politici (compreso lo stesso primo cittadino bolognese, Matteo Lepore) di riutilizzare proprio ex caserme e aree demaniali abbandonate per realizzare alloggi e studentati: “Per noi è bene che se ne parli e ci piace pensare che un po' lo stiamo già facendo. La realtà è che molte persone non trovano casa: studenti, lavoratori, precari, migranti, la fascia è sempre più ampia”. E l'elenco di chi ha chiesto un posto nell'occupazione di via Borgolocchi, assicura Luca, rimane lunga.

“Se ci fosse un'altra possibilità vorrei mettermi in regola", conclude Abu. "Non avrei mai pensato di fare una cosa illegale, ma sono stato costretto a farlo”. “Io ho anche paura a fare questa cosa e so che prima o poi possono venire a sgomberarci, ma dormire per strada… – dice infine Zakaria – tanta gente non sa cosa vuol dire. Se hai un piano di vita, se vuoi fare qualcosa e dormi in strada, non puoi fare più niente. Sei dimenticato”.

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