Elia Del Grande racconta la notte in cui è fuggito: “Ho approfittato della pioggia, mi ha aiutato un tassista”

Dopo la lettera inviata a un giornale di Varese, Elia Del Grande si è rifatto vivo, questa volta telefonando a Le Iene. L'uomo, oggi 49 anni, conosciuto anche come il "killer della strage dei fornai", è evaso alla fine dello scorso mese di ottobre dalla casa-lavoro di Castelfranco Emilia (Modena), dove era stato recluso poiché ritenuto socialmente pericoloso dopo aver scontato 25 dei 30 anni di carcere a cui è stato condannato. Da allora è in fuga e in questi giorni è riuscito a contattare la redazione del programma di Italia 1.
"Non sono socialmente pericoloso. Ho messaggi del mio datore di lavoro e di tanti colleghi che dimostrano il contrario: sono capo squadra in un'azienda che si occupa di giardinaggio e potature, ho un impiego e non sono socialmente pericoloso", ha detto Del Grande al telefono, aggiungendo di essere scappato da un ambiente che considerava degradato, violento, e inadeguato per curare cittadini affetti da seri problemi psichiatrici: "Volevo dare una motivazione su quella che è la realtà sconvolgente, che io ho conosciuto, delle misure di sicurezza nelle case-lavoro. Ho visto incendiare, spaccare sezioni, ferire in testa le guardie, prendere a colpi di olio bollente una persona. Tu sei chiuso in una cella, lì. Sono rimasto impaurito, sono scappato subito", ha detto prima di passare a raccontare la notte della fuga.
"Quella sera (il 30 ottobre intorno alle 18, ndr) ho deciso di andarmene. Pioveva. C'era una fitta nebbia, ho pensato che le telecamere avrebbero faticato a vedermi. Ho annodato alcuni metri di filo elettrico e mi sono calato dalle mura", ha ricordato
Ha aggiunto che non si trova con la compagna e che c'è stato nessun complice, parlando poi di un tassista che lo avrebbe aiutato ad allontanarsi dalla struttura. Del Grande ha anche ripercorso alcuni momenti della "strage dei fornai", così ribattezzata per via della professione della famiglia. Il 7 gennaio 1998, quando aveva 22 anni, dopo aver assunto cocaina, come ricostruito, uccise il padre Enea, 58 anni, la madre Alida, 53, e il fratello Enrico, 27, in casa a Cadrezzate, nel Varesotto, a colpi di fucile. "L'ultimo ricordo che ho di lei – ha detto riferendosi alla madre – sono i suoi occhi buoni. E quella è stata la miccia. Mi hai fatto vivere male tutti questi anni…Potevi volermi bene prima". Poi, la telefonata si è interrotta bruscamente. "Aspetti un attimo. Devo staccare".