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Edoardo Zattin, morto sul ring a 18 anni: patteggiano allenatore e gestori della palestra

Edoardo Zattin, 18 anni, morì durante uno sparring di boxe in palestra a Monselice. Patteggiati tre imputati per omicidio colposo. Ancora ignota la dinamica esatta. Aperta causa civile da un milione di euro.
A cura di Davide Falcioni
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Edoardo Zattin aveva appena 18 anni quando il 22 febbraio 2023 perse la vita durante un allenamento di boxe nella palestra "Move" di Monselice. Un colpo alla testa – forse un pugno, forse una caduta – gli causò un trauma cranico gravissimo, rivelatosi letale due giorni più tardi. A oltre due anni di distanza, la dinamica esatta dell’incidente rimane ancora inverta, e nessuna perizia ha saputo finora stabilire con chiarezza cosa accadde realmente quel giorno.

Nel frattempo, si è chiusa la fase penale del caso con tre patteggiamenti per omicidio colposo. Martedì scorso, davanti al Gup Claudio Marassi del tribunale di Padova, l’allenatore di boxe Simone Lazzarin, 48 anni, ha concordato una pena di due anni, sospesa, con il pubblico ministero Maria D’Arpa. Hanno scelto la stessa strada anche Luca Lunardi, 37 anni, e Matteo Zenna, 50, legali rappresentanti della palestra, che hanno patteggiato rispettivamente un anno, sei mesi e venti giorni, pena anch’essa sospesa.

Secondo l’accusa, i tre avrebbero concorso, con ruoli e responsabilità differenti, a causare la morte del giovane, non rispettando le normative che regolano la disciplina della boxe e omettendo di vigilare correttamente sull’attività sportiva all’interno della struttura. Determinante, per arrivare all’accordo, è stato il risarcimento danni – versato dall’assicurazione della palestra – ai genitori di Edoardo. Si tratta però solo di un acconto: l’entità finale del risarcimento sarà stabilita nella sede civile.

Durante le indagini è emerso un dettaglio cruciale: Edoardo era iscritto alla palestra esclusivamente per attività legate alla pesistica e alla cultura fisica. Nonostante ciò, gli fu permesso di partecipare a sessioni di sparring, una simulazione di combattimento tipica della boxe, nonostante non fosse tesserato con la Federazione Pugilistica Italiana, una violazione che secondo l’accusa non sarebbe mai dovuta avvenire. Proprio durante una di queste sessioni, Edoardo fu colpito con violenza alla testa da un pugno – questa, almeno, è l’ipotesi più accreditata dagli inquirenti – riportando il trauma che lo avrebbe ucciso due giorni dopo, il 24 febbraio 2023.

La vicenda, però, è tutt’altro che conclusa. Ora si apre il fronte civile: l’avvocata Paola Rubini, che assiste la madre del ragazzo, ha annunciato la richiesta di un maxi risarcimento pari a un milione di euro. Un’analoga istanza sarà avanzata anche dal padre, rappresentato da Sara Baldon. È proprio in questa sede che potrebbero emergere nuovi elementi, forse decisivi per chiarire chi – tra i partecipanti all’allenamento – abbia effettivamente sferrato il colpo fatale.

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