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Don Giulio Mignani, il prete sospeso perché a favore di eutanasia, aborto e matrimoni omosessuali

Don Giulio Mignani è un parroco sospeso: non potrà più fare messa, dare i sacramenti e non potrà più neanche predicare. Questo provvedimento arriva dopo una lunga serie di richiami verbali e scritti che gli imponevano di astenersi dal fare dichiarazioni in favore dell’eutanasia, della benedizione delle coppie omosessuali e dell’aborto. Don Giulio per il momento è ancora nella chiesa, gli è stato dato del tempo per riflettere e cambiare idea ma lui, racconta, non lo farà.
A cura di Gianluca Orrù
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Bonassola è un paesino in provincia di La Spezia in cui l’estate non sembra ancora finita, eppure siamo quasi a metà ottobre: ci sono turisti, bagnanti e ci sono anche diverse troupe televisive mandate qui dalle principali trasmissioni televisive italiane. Sono qui per Don Mignani.

Don Giulio Mignani non è nuovo agli onori delle cronache per le sue posizioni divergenti da quelle della Chiesa rispetto ai diritti civili: “Già cinque anni fa – racconta a Fanpage.it – ho pensato di abbandonare la Chiesa dopo che avevo ricevuto degli ammonimenti per la mia posizione sulle coppie omosessuali. Mi è sempre sembrato giusto poter benedire un amore vero e sincero. La Chiesa ha benedetto di tutto: armi, guerre sante, perché non benedire un amore sincero tra due persone anche se dello stesso sesso?

Per le mie posizioni ci sono state delle lamentele anche tra i fedeli, ma poi ho incontrato degli altri fedeli che mi hanno convinto a restare, mi hanno detto che senza di me si sarebbero sentiti più soli, che ero il prete che volevano, così mi sono risolto a rimanere”.

Il decreto che sospende Don Giulio
Il decreto che sospende Don Giulio

Don Giulio ha 53 anni, è minuto e dal passo svelto. Racconta che non è nato in una famiglia particolarmente religiosa, suo fratello maggiore di un anno è ateo, i suoi genitori non frequentavano molto la chiesa: “Ho seguito il catechismo con mio fratello, siccome era di un anno più grande siamo andati insieme, così abbiamo seguito il percorso fino alla cresima. Poi più niente”.

Don Giulio ha cominciato a lavorare in banca a 19 anni, racconta che non ci sono state esperienze amorose particolari nella sua vita: “Sono sempre stato timidissimo e sono uscito forse solo una volta con una ragazza, c’è stato un bacio ma niente di più, tutte gli altri affetti sono stati platonici”.

La vocazione è arrivata a 23 anni, quando decide di entrare in seminario: “Mi sono accorto che volevo fare del bene, un mio collega di ufficio mi ha avvicinato al messaggio del Vangelo, così nella mia ignoranza ho pensato che forse per me la strada per poter fare del bene poteva essere quella del diventare un sacerdote”. E così è stato. Don Giulio viene ordinato prete a 29 anni e fino a qualche giorno fa seguiva quattro parrocchie e otto chiese della zona, attraverso le quali esercitava il magistero della chiesa per i fedeli.

“Il processo che mi ha condotto fino a questo provvedimento è stato lungo – spiega Don Giulio – è tutto cominciato la domenica delle Palme dell’anno scorso, nel 2021, quando per ragioni legate al Covid avevo deciso di non fare la benedizione delle Palme per evitare gli assembramenti. Pochi giorni prima era arrivata una precisazione della Congregazione per la Dottrina della Fede a proposito dell’opportunità di benedire le coppie omosessuali. La posizione della chiesa era già nota, ma la congregazione aveva voluto ribadire che non si potevano assolutamente benedire le coppie omosessuali. Così io durante la predica della Domenica delle Palme ho detto che ero felice di non benedire le Palme, lamentando il fatto che mi sembrasse ingiusto vietare di benedire un’amore sincero solo perché omosessuale. Questo mio messaggio ha avuto una grande eco mediatica e ho ricevuto prima delle ammonizioni verbali, poi un’ammonizione scritta che mi intimava di smetterla di diffondere quei messaggi”.

La sospensione di Don Giulio è arrivata per decreto
La sospensione di Don Giulio è arrivata per decreto

Don Giulio però non ha smesso di parlare, di dire la sua quando invitato e quando richiesto. Nell’ambito del sinodo ha chiesto ai suoi fedeli, attraverso un sondaggio anonimo, di dire la loro su temi etici come l’aborto, il matrimonio omosessuale, l’eutanasia: tra gli oltre 400 che hanno risposto, più del 90% era a favore. “Sono andato a un convegno a Genova invitato dall’associazione Luca Coscioni – racconta Don Giulio – c’era anche Marco Cappato, e lì ho raccontato di quello che pensano i miei fedeli, un pensiero che mi ha portato a riflettere. Noi esseri umani siamo soltanto vita biologica o c’è in noi anche una vita spirituale che deve essere considerata? E se noi abbiamo rispetto per la sacralità della vita, che cosa c’è di più sacro per il rispetto della vita spirituale? La libertà di autodeterminare il proprio destino. Se mi trovassi nella stessa situazione del Dj Fabo anche io chiederei di interrompere”.

“Queste leggi religiose – prosegue Don Giulio – sono come uno schiacciasassi per la vita delle persone, la loro vita concreta, e Gesù nella sua vita quando ha incontrato delle leggi religiose che schiacciavano la vita delle persone le ha sempre infrante. Non so se oggi Gesù sarebbe della stessa posizione della Chiesa a proposito dell’eutanasia, dell’aborto e del matrimonio omosessuale”.

Adesso Don Giulio è ancora formalmente un prete, è sospeso a tempo indeterminato e dovrà lasciare la parrocchia di Bonassola; dice che ci sono tanti modi per stare vicini ai fedeli: “Io non voglio lasciare, voglio pensare che nella Chiesa ci sia diritto di abitazione anche per chi ha un pensiero diverso e vorrebbe che la Chiesa maturasse degli aspetti anche dottrinali diversi. Semmai saranno loro che faranno il passo successivo per dimettermi, io non voglio dire che hanno ragione loro”.

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