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Dal «non sono razzista ma…» al «non si mettono le bombe ma…»: la Lega si prepara a governare

«La gente è sempre più stufa della politica intrapresa dagli ultimi governi in materia di immigrazione» ha dichiarato il dirigente della Lega Alto Adige riferendosi all’intimidazione di ieri in un centro migranti vicino a Bolzano. Il presidente della Onlus risponde: «il vero disagio è nel mescolare delinquenti e rifugiati senza riuscire a trattare i temi separatamente».
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A cura di Giulio Cavalli
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Se avete lottato per mesi con il «non sono razzista ma..» (e dopo il "ma" potete metterci "sono troppi", "non riusciamo a mantenerli tutti", "non rispettano le nostre donne", "stanno tutto il giorno senza fare niente", "hanno l'ultimo modello di telefonino" o qualsiasi altra frase a caso su questo tenore) preparatevi al passo successivo. L'anteprima è avvenuta ieri notte ad Appiano, piccolo centro di quindicimila abitanti non lontano da Bolzano, quando una forte esplosione è stata accompagnata da una svastica nazista e una croce celtica che rivendicavano l'azione.

Ma non è questo che ci interessa. Il punto è tutto nelle parole con cui Massimo Bessone, coordinatore della Lega Alto Adige, decide di commentare l'accaduto: «la gente è sempre più stufa della politica intrapresa dagli ultimi governi in materia di immigrazione». Nessun commento è giunto finora dal Movimento 5 Stelle, come confermano anche dalla Onlus Volontarius, vittima dell'intimidazione. È un vecchio trucco di propaganda, sempre in voga: spostare l'attenzione dalle vittime reali a quelle presunte, minimizzare l'accaduto, condannarlo ma in fondo giustificarlo e soprattutto mostrare comprensione per azioni illegali. Esattamente come già successo per la vicenda di Macerata (quando Luca Traini sparò a sei stranieri presi a caso in giro per la città per vendicare, dice lui, l'uccisione di Pamela Mastropietro) la disumanità che si applica nei confronti dei diversi, altri, stranieri diventa un'ampia disponibilità di comprensione se l'errore (o l'orrore o il reato) invece viene commesso da uno di loro. Spingere l'identificazione nella gente stufa piuttosto che in chi ha subito la minaccia è un trucco disonesto e subdolo già in campagna elettorale ma diventa un pericoloso soffiare sul fuoco ora che la Lega si appresta a governare.

Sì, il governo, appunto. Cosa dicono Salvini e Di Maio di ciò che è accaduto a Bolzano? Hanno intenzione di prendere una posizione netta sulla violenza come risposta alle emergenze percepite (meglio, costruite ad hoc) oppure insistono nel gioco della legittima difesa che sdogana le leggi, le regole e i valori? Per dirla semplice semplice: la gente stufa ha il diritto di minacciare, intimidire, compiere atti di violenza o addirittura uccidere? C'è qualcuno dalle parti della dirigenza grillina e leghista che può permettersi di dire che una minaccia fa schifo senza aggiungerci un "ma"?

«Ma di quale disagio parliamo quando si dice che la gente di Bolzano è stufa? – ci dice il presidente di Volontarius Claude Rotelli – Stiamo parlando degli immigrati (pochi) che ci sono nel nostro territorio e su cui noi operiamo in nome dell'inclusione e dell'accoglienza oppure il vero disagio è nel mescolare delinquenti e rifugiati senza riuscire a trattare i temi separatamente? Quindi gli italiani sono tutti delinquenti perché ci sono italiani che delinquono? Credo che non siamo ancora culturalmente preparati su questo argomento».

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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