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Da oggi si può studiare all’università per diventare Influencer. Ma forse non ce n’era bisogno

A lanciarlo è l’università e-Campus. Un percorso di studi triennale nella facoltà di Scienze della Comunicazione per diventare come Chiara Ferragni. Ma siamo sicuri che basterà conseguire una laurea per diventare automaticamente influencer?
A cura di Biagio Chiariello
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Guadagnare migliaia di euro per una foto sui social dove si sponsorizza un brand: quello dell'influencer è il mestiere agognato da migliaia di teenager, il lavoro dei sogni di centinaia di ragazzi e ragazze che vedono in Chiara Ferragni e Mariano Di Vaio dei modelli da seguire ed emulare. È un vero e proprio business: affidare i propri prodotti a persone con una larga schiera di followers su Instagram per farli pubblicizzare. Insomma, se un tempo il concetto stesso di lavoro era legato ad un ufficio, o comunque ad un’attività commerciale concreta, oggi per creare un’azienda (a volte molto più proficua dei lavori “normali”) basta uno smartphone e qualche selfie. L’idea è che per far ciò occorra anche una formazione specifica. Almeno è quello che hanno pensato i vertici dell’Università e-Campus presentando il primo corso di laurea triennale per diventare influencer.

Questo è quello che si legge sul sito web:

“Il nuovo percorso Influencer del corso di laurea in Scienze della Comunicazione fornisce le competenze e gli strumenti necessari per affrontare adeguatamente quello che potremmo definire il nuovo marketing, quello social, “influenzale”, che sta progressivamente scalzando il marketing tradizionale. La figura dell’influencer, pur non risultando una professione attualmente regolamentata, è sempre più richiesta da aziende, marchi commerciali e agenzie pubblicitarie, proprio per la capacità di veicolare messaggi al proprio pubblico che la riconosce come “opinion leader” credibile e affidabile”.

Proseguendo, sul sito dell’Università e-Campus vengono illustrati anche gli obbiettivi del corso di laurea in Influencer:

“Questo corso di laurea ha l’obiettivo di preparare una figura in grado di esercitare la propria attività in maniera professionale, svincolandosi da quella mancanza di rigore e dall’utilizzo di cattive pratiche che penalizzano chi aspira al ruolo di influencer ma non ha un’adeguata preparazione per avvicinarsi con competenza a questo settore”.

C’è naturalmente un piano di studi, con tanto di esami e CFU relativi:

“Il percorso di studi si struttura su tre anni. Il primo anno affronta temi trasversali come semiotica e filosofia dei linguaggi, estetica della comunicazione, informatica, tecnica, storia, e linguaggio dei mezzi audiovisivi. Il secondo anno scende nel dettaglio di alcune discipline come la psicologia e la sociologia della moda, ampliando le conoscenze dello studente nell’ambito della comunicazione grazie a discipline come il diritto
dell’informazione e della comunicazione o la sociologia della comunicazione e dell’informazione. L’ultimo anno prevede la partecipazione a laboratori tematici, che vanno dalla scrittura istituzionale e pubblicitaria alla lettura dell’immagine, e si conclude con tirocini formativi e di orientamento”.

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A ben vedere si tratta di esami non troppo dissimili da quelli di una tradizionale triennale in comunicazione. Ma quello che si propone l’Università e-Campus è trasformare i suoi studenti in una sorta di star sul web. La notizia è destinata a far discutere sui social, e di certo non mancherà chi disapproverà. Basti pensare al fatto che già il solo fatto di nominare Chiara Ferragni è sinonimo di dibattito in Rete, e non solo. Il successo della influencer più famosa d’Italia è e sarà sempre oggetto di aspre critiche tra gli addetti ai lavori. Ma la Ferragni ha sempre ragionato con la propria testa per la creazione di quello che ad oggi è un vero e proprio impero. Non ha mai frequentato un’università (o meglio l’ha fatto – Giurisprudenza – ma senza terminare gli studi). Al giorno d’oggi in Italia la professione dell’ ‘influenzatore’ non è neanche ufficialmente regolamentata, per quanto il recente studio Brandmanic del 2018 ha portato alla luce che in appena due anni c’è stato un aumento del 6,4% nel numero di influencer pagati per il lavoro sui social. E ora anche le università sembrano cercare di adeguarsi ai tempi che cambiano.

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