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Cronometrava le pause della dipendente: datore di lavoro arrestato per stalking

Atti persecutori e violenza privata. Con queste accuse mercoledì pomeriggio la polizia di Torino ha arrestato un uomo di 56 anni, amministratore di un’azienda d’informatica del torinese. L’indagine è scattata dopo una denuncia presentata da una dipendente dell’azienda nell’ottobre dello scorso anno.
A cura di Davide Falcioni
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Atti persecutori e violenza privata. Con queste accuse mercoledì pomeriggio la polizia di Torino ha arrestato un uomo di 56 anni, amministratore di un’azienda d'informatica del torinese. L’indagine ha avuto inizio dopo una denuncia presentata da una dipendente dell’azienda nell’ottobre dello scorso anno. La donna, da tempo costretta a casa per una sindrome depressiva da stress in ambito lavorativo, si era rivolta ad un centro antiviolenza cittadino e poco dopo anche alla Polizia nel tentativo di frenare mesi di persecuzioni e umiliazioni messe in atto dal datore di lavoro. La vittima, da subito dopo l'assunzione avvenuta l’anno precedente, era stata costantemente controllata dal 56enne attraverso chiamate e sms sul telefonino aziendale, in orari anche serali e durante i weekend. In più circostanze, poi, l'uomo l’aveva anche fatta oggetto, via mail, di accuse di mancanza di disponibilità e di comportamenti poco “fedeli”.

Come se non bastasse sul luogo di lavoro il cinquantaseienne aveva incaricato una persona dello staff di seguire l’operato e gli spostamenti della donna. Talvolta era l’amministratore stesso a cronometrarne le pause pranzo, aspettandola nel suo ufficio, palesando senza pudore una concezione padronale del rapporto di lavoro (“Io sono il padrone di questa azienda e vi do lo stipendio. Voi dovete fare quello che dico io”). Capitava anche che l'uomo mettesse in atto subdoli escamotage per intralciare l’attività lavorativa della lavoratrice per screditarla anche agli occhi degli altri dipendenti.

Il susseguirsi dei soprusi aveva costretto la donna a rimanere per un certo periodo a casa (accusava ormai un forte e perdurante stato d’ansia, attacchi di panico, insonnia notturna), nel corso del quale l’uomo le aveva inviato una lettera di licenziamento per giusta causa, in considerazione della sua insubordinazione nei suoi confronti. L’atto ritorsivo e persecutorio era stato subito revocato dall’altro socio dell’azienda, all’oscuro della decisione, ma il cinquantaseienne, risoluto nella propria condotta vessatoria, al rientro al lavoro della donna, le aveva fatto trovare l’ufficio senza computer e la porta senza maniglia. In quella circostanza la vittima aveva accusato un malore per il quale si era reso necessario l’intervento del 118. L’uomo aveva persino tentato di intralciare i paramedici durante la fase dell’assistenza, comportamento che ha reso necessario l’intervento di una Volante.

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