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Crac Mercatone Uno, tutti assolti in Tribunale: il fatto non sussiste

Il Tribunale di Bologna ha assolto tutti gli imputati nel processo per bancarotta fraudolenta intentato dalla procura del capoluogo emiliano dopo il crac di Mercatone Uno. A giudizio con rito abbreviato c’erano sei dirigenti del gruppo a cui era contestato il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione.
A cura di Antonio Palma
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Non c’è nessun colpevole per il fallimento di Mercatone Uno. Il Tribunale di Bologna infatti ha assolto tutti gli imputati nel processo per bancarotta fraudolenta intentato dalla procura del capoluogo emiliano dopo il crac del mobilificio, costato il posto di lavoro a decine di dipendenti e soldi ai tanti che avevano pagato senza ricevere la merce acquistata. Il processo si è svolto con il rito abbreviato davanti al giudice per le udienze preliminari che ha stabilito che "il fatto non sussiste". Nei confronti degli imputati la Procura di Bologna aveva ipotizzato il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione chiedendo condanne fino a 4 anni e 4 mesi.

A giudizio c'erano sei dirigenti del gruppo tra cui anche le tre figlie del fondatore di Mercatone Uno, Romano Cenni, scomparso nel 2017 poco prima della crisi irreversibile che poi ha portato alla chiusura di tutti i negozi del gruppo. Oltre alle tre sorelle Cenni, Elisabetta, Micaela e Susanna, nel processo erano imputati l’ex amministratore Giovanni Beccari, l'ex consigliere Ilaro Ghiselli, e Gianluca Valentini, figlio di Luigi, altro fondatore del gruppo.

In particolare il pm Michele Martorelli aveva chiesto una condanna a 4 anni e 4 mesi per l'ex amministratore Giovanni Beccari e a 2 anni l'ex consigliere Ilaro Ghiselli. Una pena di 2 anni 2 mesi e 20 giorni era stata invece chiesta per Gianluca Valentini mentre per le tre sorelle Cenni la richiesta era stata rispettivamente di 2 anni e 8 mesi per Elisabetta e di 4 anni e 4 mesi per Micaela e Susanna. La Procura di Bologna, che si basa sulle indagini effettuate dalla Guardia di Finanza, in particolare accusava i sei di aver messo in atto, dal 2005 al 2013, diverse operazioni societarie per depauperare l'azienda, arrivando a sottrarre nel tempo 300 milioni di euro alla società.

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