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Il sindaco di Bergamo Gori: “Sottovalutato il problema Coronavirus, adesso chiudere tutto”

“Si salvaguardino le filiere strategiche – alimentare, sanità, energia – e si chiuda il resto”. Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori in un’intervista torna a chiedere un’ulteriore stretta sulle misure di contenimento dell’epidemia di Coronavirus, che sta colpendo in maniera particolare la Bergamasca. Il sindaco ha fatto anche mea culpa sulla sottovalutazione iniziale del problema: “Ci abbiamo messo qualche giorno di troppo a capire, abbiamo sbagliato anche noi, anche io”.
A cura di Francesco Loiacono
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Bergamo è ormai da giorni la città d'Italia più martoriata dal Coronavirus, con i 4648 casi di contagio accertati in tutta la provincia. Le immagini dei camion dell'esercito che trasportano per strada le bare che il cimitero e il forno crematorio cittadino non riescono più a smaltire hanno fatto il giro del mondo, restituendo la gravità della situazione che il capoluogo orobico e tutta la Bergamasca stanno vivendo. Una situazione che, come ha detto il sindaco Giorgio Gori in un'intervista all'Huffington Post, è stata probabilmente sottovalutata, almeno all'inizio. "Ci abbiamo messo qualche giorno di troppo a capire, abbiamo sbagliato anche noi, anche io", ha detto Gori al vice direttore Alessandro De Angelis. Anche Gori all'inizio dell'emergenza ha sostenuto quella linea del "Bergamo non si ferma" che, come avvenuto anche per il suo omologo Sala a Milano, si è poi rivelata controproducente: "Abbiamo pensato che si potesse tenere insieme la prudenza, il rispetto delle regole, le distanze di sicurezza, e la vita normale – è il mea culpa di Gori -. Eravamo preoccupati per il virus, ma anche per le attività economiche delle nostre città. Ma quell’equilibrio non poteva reggere". E un altro errore del sindaco è stato quello di non aver invocato all'inizio a gran voce la zona rossa per la Val Seriana, dove si è sviluppato il focolaio bergamasco dei casi di Covid-19.

Gori: Chiudere tutte le attività e le fabbriche non essenziali

Adesso però l'atteggiamento del sindaco rispetto all'epidemia è mutato. Da giorni Gori chiede di istituire la zona rossa nella Val Seriana (una mancata decisione che dovrà essere chiarita in seguito) e di chiudere tutto, intendendo tutte le attività non essenziali: "Si salvaguardino le filiere strategiche – alimentare, sanità, energia – e si chiuda il resto – precisa il sindaco nell'intervista -. Che senso ha tenere aperta una fabbrica di bottoni o di giocattoli e vietare ai cittadini di fare jogging in campagna?". In questo senso Gori è pienamente allineato al governatore della Lombardia Attilio Fontana, che ha fatto le stesse richieste al governo. Nel pomeriggio di oggi il governatore raccoglierà tutte le osservazioni dei sindaci lombardi sulle ulteriori misure di contenimento per l'epidemia, da girare poi al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. "Ma senza nuovi limiti faremo da soli", ha detto Fontana.

Nel corso dell'intervista Gori è tornato su temi tragici già affrontati negli scorsi giorni: dal numero di contagiati e di morti per Coronavirus sottostimato, per via delle persone che muoiono in casa senza tampone, alla situazione degli ospedali bergamaschi "allo stremo" che mette i medici già davanti alla tragica decisione di dover scegliere chi salvare: "Ci siamo arrivati da un pezzo. Quando ho parlato della dolorosa scelta di quei medici parlavo di fatti di cui ero assolutamente certo". Alla fine dell'intervista il sindaco lancia un appello, chiedendo aiuto alle altre regioni italiane e agli altri Paesi: a Bergamo servono medici e infermieri, ventilatori polmonari, dispositivi di protezione per evitare che gli operatori sanitari si ammalino". E un domani "serviranno anche forti aiuti economici".

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