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Conso: la revoca del 41bis fermò le stragi mafiose

Le dichiarazioni dell’ex Ministro di Grazia e Giustizia infiammano il dibattito in tema di lotta alla Mafia.
A cura di Fanpage Admin
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Si arricchisce di una nuova cruciale testimonianza la ricostruzione di uno dei periodi più bui della storia Repubblicana, con le stragi mafiose e la successiva "tregua" dietro le quali in molti hanno ipotizzato l'esistenza di trattative fra le cosche ed esponenti delle Istituzioni. A parlare, in una lunga audizione in Commissione Antimafia ripresa da Radio Radicale, è Giovanni Conso, Ministro della Giustizia nei governi Amato e Ciampi, proprio nel periodo in questione. “Nel 1993 non rinnovai il 41 bis per 140 detenuti del carcere palermitano dell’Ucciardone ed evitai altre stragi […] fu il frutto di una decisione solitaria, non comunicata ad alcuno, ne’ ai funzionari del ministero, ne’ al Consiglio dei ministri, ne’ al Presidente del Consiglio, ne’ al capo del Ros Mario Mori, ne’ al capitano De Donno, nemmeno al Dap. C’era la necessita’ di mantenere il massimo riserbo. La decisione non era un’offerta di tregua o per aprire una trattativa, non voleva essere vista in un’ottica di pacificazione, ma per vedere di fermare la minaccia di altre stragi. Dopo le bombe del maggio ’93 a Firenze, quelle del luglio ’93 a Milano e Roma, Cosa nostra taceva. Cosa era cambiato? Toto’ Riina era stato arrestato, il suo successore, Bernardo Provenzano era contrario alla politica delle stragi, pensava piu’ agli affari, a fare impresa; dunque la mafia adotto’ una nuova strategia, non stragista".

Parole che hanno provocato un clamore incredibile, per tutta una serie di ragioni che vanno al di là della sostanza stessa delle dichiarazioni di Conso. In un sol colpo, infatti, si smonterebbe l'intera teoria della "trattativa Stato – Mafia", su cui gli inquirenti stanno lavorando da anni e che già ha portato ad importanti acquisizioni. Per non parlare dell'importanza dell'assunzione di responsabilità di un Ministro della Repubblica nei confronti di un provvedimento che in qualche modo sanciva la "vittoria" della linea stragista di Cosa Nostra. Tuttavia le cose non sono così semplici, anche perchè, come sottolineato da autorevoli analisti, sono tante le discordanze e le imprecisioni nel racconto di Conso. In primo luogo non è chiaro come il Ministro fosse a conoscenza dei "movimenti" all'interno di Cosa Nostra, così come quantomeno strana appare l'elevata considerazione di Bernardo Provenzano che "a quell’epoca nell’organizzazione mafiosa contava poco o niente", mentre nessun riferimento viene fatto ai successivi tentativi stragisti di potenti boss come i fratelli Graviano. Insomma, un rebus sempre più intricato del quale certamente torneremo ad occuparci, anche per far luce su un periodo ancora oscuro e con troppi responsabili ancora impuniti.

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